Il Romanista – Onore a Luis

Luis Enrique, non sentendo più intorno la fiducia dell’ambiente, avrebbe deciso di gettare la spugna a fine stagione. La notizia, data da Sabatini come assai probabile, “brucia” un po’ la decisione che Enrique doveva comunicare a campionato concluso. E l’aggiunta di un “proveremo a convincerlo a restare” sembra ora un “pro forma”. Non perchè i tentativi, se ci saranno, non devono essere considerati sentiti e veri, bensì per il carattrere dell’asturiano. Se la decisione è stata presa da Luis, di certo tornare indietro sarebbe per lui impossibile. E, probabilmente, non verrebbe capita da una gran parte dei tifosi che non l’ha abbandonato, nè contestato. Non avevamo messo in conto un epilogo di questo tipo e ci dispiace anche che, se così dovesse realmente finire, Enrique abbia confuso la fede giallorossa con la fiducia dei tifosi. La fiducia è una cosa. La fede richiesta per una Roma totalmente rinnovata negli uomini e nella filosofia del calcio, un’altra. La fede, che ci era stata sollecitata fin dall’inizio non è mai venuta meno. Il “Mai schiavi del risultato” è un concetto vero, di fede assoluta. Ma non vuol dire che ce ne freghiamo dello spettacolo. Anzi. Lo esigiamo se dobbiamo cibarci principalmente di quello e non di punti in classifica. Luis Enrique ci piaceva, come persona e come allenatore. Non è stato fortunato. E non c’è bisogno di ricordare gli infortuni, gli errori, le inesperienze, le espulsioni di troppo, e qualche acquisto fuori misura. La fede non tiene conto di tutte queste cose. Ci passa sopra. La fiducia no. La fiducia dei tifosi si basa sui risultati, su ciò che vede, su quello che pretende, e su qualche campione che ingrana subito e conquista la platea e la critica. Ci dispiace veramente, che Luis abbia deciso di mollare. Certo non si può lottare o restare contro i Santi. Ma qui i Santi erano dalla sua parte. E allora? Con sofferenza aggiungiamo che lanciare così la spugna nel mezzo del campo (sarebbe stata utile a Verona) non è proprio da veri romanisti. Il romanista reagisce, lotta, sputa sangue e bestemmie, raccoglie un “sercio” da terra e aspetta che il nemico avanzi. Vabbè se così deve essere, se così Enrique ha deciso che sia, gli rendiamo onore. E lo rispettiamo come abbiamo sempre fatto per tutta la sua esperienza giallorossa. Ma la Rinascita Romanista, se non sarà più condotta da lui, proseguirà con un altro coach. Perchè Roma non è stata costruita in un giorno e, stando alle reali intenzioni dei proprietari americani, la costruzione ci sarà e si realizzerà con determinazione. Buena Suerte! Comunque e sempre, Luis.

Il Romanista – Stefano Romita

PER APPROFONDIRE LEGGI ANCHE

I più letti