Lotito: “Non sono preoccupato e vado avanti. Ho fatto più io in 6 mesi di altri in 50 anni”

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Libero (F. Biasin) – Presidente buongiorno, per correttezza la avviso che non sto registrando la telefonata.
«Guardi, faccia pure, non è questo il problema. Sa come dico io? ‘Male non fare, paura non avere’».

Ammetterà che questa storia della telefonata ha creato un bel putiferio. Sarà preoccupato immagino.
«Neanche un po’. Guardi, qui in assemblea di Lega sono tutti solidali, nessuno ha messo in dubbio la bontà delle mie intenzioni».

Ci racconta la sua versione dei fatti a proposito della telefonata pubblicata da Repubblica con il dirigente dell’Ischia, Pino lodice?
«Iodice? Ma avete visto il suo curriculum? Andate a vedere il suo curriculum e ne riparliamo. Partiamo da un presupposto: ho detto certe cose in quanto dirigente di un club di Lega Pro, la Salemitana, nell’interesse della Lega Pro stessa. Se fate caso alla famosa telefonata non faccio nomi, semplicemente intendo far notare che il sistema è al collasso. Solo con il mio programma si può salvare il salvabile. Sa qual è la verità?»

Dica.
«A qualcuno dà fastidio che si sia trovata un’intesa di ampio raggio attorno al mio programma. Gliel’ho faxato, ce l’ha davanti?».

Si.
«Come vede faccio tutto nell’interesse dei club più deboli, parlo di riforma dei campionati: 18 club in A, 18 in B e due gironi da 18 in Lega Pro».

Ma cosi spariscono in un attimo 8 club…
«Ma in ogni caso sparirebbero lo stesso! Ha visto cosa sta succedendo a Parma?»

Lei dice che vuol tutelare i più deboli, ma nella famosa telefonata, parlando del Carpi non sembra troppo a favore delle piccole realtà.
«Questa cosa è clamorosa. La telefonata è stata strumentalizzata. Io dico Carpi ma mi riferisco a “un” Carpi, non al” Carpi. Sono felicissimo se il Carpi riesce a salire in A, dico solo che se i Carpi, i Frosinone e i Latina vengono in A tutti assieme si crea un problema. Al presidente del Frosinone queste cose le dico spesso. Con dieci Carpi in A il prodotto va a picco».

Ma cosi si toglie la speranza alle piccole piazze.
«Assolutamente no! Nel mio programma prevedo che una squadra di B – il Carpi di turno per intenderci – salga in A direttamente, e che seconda e terza spareggino con penultima e terzultima della A. Qualora dovessero perdere, tra l’altro, percepirebbero comunque 10 milioni di euro. E un modo per mantenere alto il livello dei tornei».

In molti non gradiscono il suo essere ovunque, c’è chi l’ha definita il nuovo padrone del calcio italiano.
«Dà fastidio che io sia propositivo nell’interesse comune. Dormo tre ore e mezzo a notte e sono sempre presente, così facendo metto i bastoni tra le ruote a coloro che antepongono l’interesse personale a quello collettivo».

Può ammettere che quantomeno da un punto di vista «formale» ha sbagliato?
«Il guaio è che ci soffermiamo sulla forma e non ci rendiamo conto che il sistema sta crollando. Ho fatto più io in 6 mesi per il calcio italiano che altri in 50 anni, ma non basta. Ci vuole la certezza dei soldi, ma mica per me, per la serie B e la Lega Pro».

Qualche soldo lo guadagnerà anche lei no?
«Con il calcio? Ma scherza? Io campo perché sono un imprenditore, il calcio non è fatto per guadagnare, chi lo dice è in malafede, per questo va riformato».

A proposito di B, Abodi l’ha attaccata apertamente.
 «Abodi? Lui che tiene in piedi una Lega senza risorse? Mi risponda: è meglio dire una brutta verità o una bella bugia?».

Non saprei…
«Ascolti me: io voglio essere un uomo vero, non un sepolcro imbiancato che è bello fuori, ma dentro è pieno di putritudine».

Mi dica qual è il problema numero 1 del sistema.
«Il calcio è diviso in due: ci sono i paganti e i percipienti. In questo momento i secondi danno ordini ai primi. Capisce che non si può andare avanti così?».

La rivedremo con la felpa della Nazionale dopo tutto questo trambusto?
«Anche in quell’occasione si è fatto trambusto per niente. La felpa la possono mettere tutti, a me per dire l’ha regalata il presidente per ripararmi dall’improvviso temporale. In ogni caso può stare tranquillo, la prossima volta la copro con un cappotto anche se ci sono 40 gradi»

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