Lotito c’è ma non si vede

Il Tempo (S.Pieretti) – Una poltrona per tre. Cosimo Sibilia, Damiano Tommasi, Gabriele Gravina. In ordine di pronostico, calcolando il portafoglio di voti che si porteranno in dote grazie alle rispettive Leghe e Associazioni che le appoggeranno nella tornata elettorale del 29 gennaio in programma a Fiumicino. Sibilla, senatore di Forza Italia, è a capo della Lega Nazionale Dilettanti che vanta un peso specifico elettorale del 34%, Damiano Tommasi è il Presidente dell’Assocalciatori, verrà appoggiato anche dall’Assoallenatori, la percentuale delle due associazioni vale il 30%, infine il Presidente della Lega Pro Gabriele Gravina che potrà contare sul 17% della suo sodalizio. Nessuno dei tre, al momento, ha i voti per poter vincere le elezioni. Ma nessuno – al momento – intende scendere a patti o trovare una coalizione.

All’assemblea elettiva prenderanno parte 278 delegati provenienti dalle Leghe e dalle associazioni calcistiche italiane: la Serie A avrà 20 delegati, la Serie B 21, la Lega Pro 60, la Lega Nazionale Dilettanti 90 (Serie D), l’Associazione Italiana Calciatori 52, l’Associazione Italiana Allenatori 26 e l’Associazione Italiana Arbitri 9. Nel caso delle quattro Leghe, i delegati sono i presidenti di ciascuna squadra (oppure un alto dirigente), mentre nel caso delle associazioni i delegati sono i membri eletti da ciascuna associazione. I voti sono ponderati, quindi non avranno tutti la stessa valenza: per calcolare la maggioranza, il totale dei voti di riferimento non sarà 278 ma 516, numero ottenuto tramite la ponderazione stabilita in base al numero dei delegati per ciascuna categoria e alla loro importanza: 3,09 per la Serie A; 1,23 per la Serie B; 1,46 per la Lega Pro; 1,95 per la Serie D; 1,98 per i calciatori; 1,98 per gli allenatori; 1,15 per gli arbitri. Verrà eletto il candidato che – al primo turno – avrà otterrà tre quarti dei voti, nella seconda tornata serviranno i due terzi dei consensi, mentre al terzo scrutinio basterà la maggioranza assoluta.

Il Presidente della Lazio Lotito – al momento di andare in stampa – non aveva ancora deciso di scendere in campo dopo una giornata frenetica di contatti con i club di serie A e B. La Lega di A è spaccata e – in attesa di scegliere la propria governance – la Confindustria del calcio ha preferito non esprimere un proprio candidato per la Figc. Lotito sarebbe stato spinto a candidarsi dalla maggioranza dei club di Serie A perché in via Rosellini non tutti si fidano dell’operato di Sibilia, e la sua figura sarebbe stata fondamentale per mettere «in sicurezza» la prossima elezione.

Consenso ampio, ma non condiviso. Ieri il Presidente del Torino Urbano Cairo ha stroncato l’opzione Lotito, di fatto parlando in nome e per conto degli altri club (Juventus e Roma, in primis) che non hanno mai condiviso la candidatura. «Lotito è bravo a fare l’imprenditore e il presidente della sua squadra ma non è un candidato credibile – afferma il patron granata – servono persone di- verse per gestire il bene comune, l’ho detto anche a lui. È stato pesantemente coinvolto nella gestione della Lega, che negli ultimi 5 anni ha perso moltissimo rispetto a come era. Quando si tocca il fondo come adesso – ha concluso Cairo – credo si possa risorgere e fare le cose nella maniera migliore».

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