L’Inter fa una migliore figura ma la Roma avvicina la Champions

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La Stampa (G.Buccheri) – L’Inter punge, la Roma risponde. E la piazza, l’ultima, per la prossima Champions League rimane saldamente un affare giallorosso. Questo ha raccontato un duello che lascia all’Inter la strana sensazione di un’occasione (enorme) persa, non soltanto per aver sprecato il vantaggio: i nerazzurri hanno detto al campionato di essere vivi perché davanti a una squadra che nelle ultime otto sfide non aveva fatto altro che vincere hanno avuto la forza di guardare l’avversario in faccia senza alcun tentennamento, anzi. La Roma come detto si ferma dopo una lunga serie di vittorie e forse dovrà smettere di pensare a qualcosa di più del terzo posto: per una notte gli ingranaggi, rispolverati da Spalletti, non hanno risposto come al solito.

Il centravanti sparito – Non c’è Dzeko, mancano Icardi e Palacio. Così nasce, in avvio, la sfida senza centravanti nel senso letterale del termine: la Roma spedisce ancora una volta il bosniaco in panchina dove rimane per quasi un’ora, l’Inter è costretta a rinunciare ad Icardi, fuori per colpa del ginocchio, e a Palacio, fermato dal giudice sportivo. Il peso dell’attacco rimane nei piedi e nella velocità di due tridenti mascherati, dalla tecnica elegante, dalla fisicità leggera. Quello giallorosso si affida a Salah ed El Shaarawy sulle corsie, con Perotti regista là in mezzo, quello nerazzurro vive sulle incursioni per vie centrali di Ljajic e sui guizzi del reattivo Perisic e dell’azzurro Eder.

Ripartenze letali – L’Inter sembra scomparire subito dalla scena, ma per la Roma è solo un’illusione: Mancini ha dato un ordine alla squadra e ai singoli un compito da portare a termine. In pochi istanti si capisce che sarà duello vero, intenso, in equilibrio: i tentativi sono a salve da entrambi i fronti, ma da quello interista arrivano i colpo migliori. Ljajic è un folletto per l’intero primo tempo e Perisic lo assiste a tal punto che sulla destra la Roma soffre e va in apnea con Florenzi non protetto da Salah, troppo assente nella fase difensiva. I giallorossi corrono, a tratti male: in questo modo l’atteggiamento aggressivo (i ragazzi di Spalletti vanno a cercare di conquistare il pallone già al limite dell’area avversaria) viene vanificato dalle ripartenze nerazzurre. Le occasioni nitide latitano, ma c’è sempre la sensazione che, da un momento all’altro, il verdetto possa mutare.

Occasione sprecata – La sfida senza centravanti di ruolo al momento del via si sblocca come naturale conseguenza di un lento predominio nerazzurro nella sua parte centrale. La rete di Perisic nasce da un errore della Roma a metà campo, costante della serata, come a tradire una piccola involuzione, quantomeno nella precisione dei passaggi, dei romanisti. Da quell’istante Spalletti decide di cambiare e la svolta si accompagna ad una rivoluzione copernicana: tocca a Dzeko e il modo di offendere, giocoforza, diventa diverso. La Roma continua a correre, ma la lucidità, spesso, non c’è e non solo quando è il gigante bosniaco a spedire in curva il pallone del possibile pareggio. Ci pensa Nainggolan a rimettere in piedi i suoi, una zampata rapace che fissa il punteggio sulla parità. Più costante, l’Inter. Più imprevedibile, la Roma.

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