Corriere dello Sport (G.Marota) – Il peggior arbitro mai incontrato, comunitazione zero, empatia zero, va a casa frustrato perché non ha dato il rosso a me“, “sono andato alla partita col microfono, mi sono protetto” e infine “ci sono squadre che dicono questo arbitro non lo vogliamo“.

Le critiche rivolte da Mourinho all’arbitro Chiffi nella notte di Monza-Roma hanno toccato l’intero sistema (offendendo i più suscettibili), al punto che i 50 mila euro di multa inflitti a José sono “il massimo della pena” sulla base dell’art. 23 comma 3 del codice di glustizia sportiva (il minimo erano 2.500…), come ha spiegato il tribunale della Federcalcio nelle motivazioni della sentenza pronunciata lo scorso 28 giugno. La mano pesante dei giudici ha portato inoltre a una squalifica di dieci giorni che farà saltare al tecnico le gare contro Salernitana (20 agosto) e Verona (26). Oltre all’ammenda, per le violazioni “più gravi come questa” (!) si applicano infatti le sanzioni dell’art. 9 comma 1 (lettere f, g e h). A titolo di responsabilità oggettiva è stata colpita anche la Roma con una multa di pari entità. Durante il dibattimento, Mou e la Roma hanno spiegato come le dichiarazioni rilasciate dal tecnico non intendessero in alcun modo ledere la reputazione dell’arbitro, né l’im parzialità del sistema arbitrale.

Eppure il tribunale ha individuato ben quattro “colpe”: 1) Mou avrebbe arrecato pregiudizio all’istituzione federale, 2) Le sue parole sono state rilasciate a mezzo stampa per avere “la più ampia eco possibile”, 3) ha una funzione di “rilievo e apicale all’interno dell’organigramma societario” e 4) le dichiarazioni avrebbero messo in dubbio “la correttezza delle procedure di designazione”. La Roma nei giorni scorsi aveva fatto sapere di voler attendere le motivazioni prima di capire se presentare il ricorso. La decisione, al momento, è rimasta in sospeso. Mentre il tecnico nel suo ultimo giorno di vacanza a Londra ha preferito restare in silenzio e non commentare le motivazioni.

Le affermazioni di Mourinho, si legge ancora nel documento firmato dal presidente del tribunale, Carlo Sica, costituiscono una “aperta violazione dell’art. 23 comma 1 del codice” poiché ai soggetti dell’ordinamento è fatto divieto “di esprimere pubblicamente giudizi o rilievi lesivi della reputazione di persone, società o organismi”. Sul punto la giurisprudenza viene definita “granitica” nel precisare che “è necessario, per il legittimo esercizio del diritto di critica, la continenza ovvero la correttezza formale e sostanziale dell’esposizione dei fatti”. E così Mourinho, accusato in sostanza di “maleducazione”, è arrivato a «indubbiare i meccanismi di designazione.