Le altre pagelle – Vacilla il trono bianconero; sorprendono Milan e Roma. Napoli, Inter e Fiorentina votate all’autolesionismo

Pagine Romaniste (M.Rossi) – Dopo due mesi di campionato è già tempo di fare i bilanci di un primo scorcio di stagione vissuto all’insegna dell’incertezza: la situazione di perenne precarietà sembra aver infatti rotto antichi equilibri e scardinato ogni gerarchia consolidata. Ecco le (parzialissime) votazioni di alcune delle squadre più blasonate della Serie A.

MILAN 8 – È servito un peone come Pioli per far svestire al Milan i malinconici panni di nobile decaduta. Il primato in classifica è un premio alla storia di un uomo qualunque che non ha mai visto riconosciuto pienamente il suo lavoro. Punto di forza e punto debole della squadra si sommano nella stessa figura: Ibrahimovic è l’eroe che ha restituito al club l’onore perduto, ma la carta d’identità impone ai compagni il compito di riuscire a cavarsela anche senza di lui.

ROMA 8 – Gli ingredienti per fare male c’erano tutti: le inevitabili difficoltà gestionali legate a un passaggio di consegne ai vertici, una campagna acquisti affrontata senza direttore sportivo e un allenatore messo in discussione. E invece, come capita spesso alla Roma, il procedere a fari spenti regala un passo sorprendentemente spedito. In un’ideale copertina dove rappresentare il podio di questo autunno, i volti sarebbero quelli di Fonseca, Mkhitaryan e Pedro. Adesso arriva la parte più difficile: la gestione delle esaltazioni e delle pressioni; se Fonseca riuscirà a tenere saldo il timone nel bipolarismo emotivo dell’ambiente, allora ci si potrà divertire.

NAPOLI 7,5 – Gattuso si trova a gestire tre fronti: quello con la squadra, a cui è riuscito a dare solidità e fiducia, quello con una comunicazione locale che mal digerisce l’insofferenza di Rino verso il galateo dei buoni rapporti da tenere con i giornalisti, e infine quello con il Presidente. In quest’ultimo caso, a Gattuso non è riuscita l’impresa di impedire a De Laurentiis di nuocere alla causa del Napoli.

ATALANTA 6,5 – E a proposito di bipolarismo, nessuna squadra come l’Atalanta rappresenta questo termine. Inizialmente il passo sembrava spedito come quello dell’immediato post lockdown, tanto che qualcuno iniziava a cullare sogni proibiti. Poi d’improvviso i ragazzi di Gasperini hanno perso la loro pozione magica e il cammino si è fatto altalenante, con più bassi che alti. Il livello resta elevato, ma ripetere i fasti della scorsa stagione portando fino in fondo le due competizioni a quei ritmi e con quei risultati appare proibitivo.

LAZIO 6,5 – Il voto è il frutto della media ponderata tra il 5,5 che meriterebbe la squadra per quanto sta facendo in campionato e il 7,5 del percorso in Champions, dove la chance per passare il turno è concreta. Nonostante ciò, questioni extra-calcistiche fanno della Lazio una polveriera pronta ad esplodere, come testimoniano le parole di fuoco dette (e rimangiate) da Luis Alberto e il fattaccio brutto dei tamponi che ha creato tensioni dentro e fuori Formello. La tipica stagione dove i risultati del campo sono vitali per tenere insieme i cocci di un vaso già rotto.

INTER 5 – Proprio nell’anno in cui sulla carta è più facile lottare per il titolo, l’Inter alimenta il suo proverbiale autolesionismo e costruisce la sua stagione all’insegna dell’ambiguità. Su tutte, quella di un allenatore divisivo, trattenuto nella prigione dorata del suo contratto milionario, la cui tenuta potrebbe però essere messa a dura prova da un’eventuale – e probabile – uscita dalla Champions.

JUVENTUS 5 – La gioiosa macchina da guerra costruita intorno a Pirlo raccoglie in sette partite la miseria  (per gli standard bianconeri) di tredici punti, di cui tre concessi gentilmente da Aurelio De Laurentiis. A ciò va unita la figuraccia rimediata contro il Barcellona, che ha lasciato un diffuso senso di frustrazione tra i giocatori bianconeri. Le debolezze altrui lasciano tra le mani della Juve la palma di favorita per lo scudetto, ma mai come in questa stagione i contorni del Tricolore appaiono avvolti nell’incertezza.

FIORENTINA 4,5 – Il peccato originale consiste nell’aver tenuto troppo a lungo un allenatore scaricato dalla squadra già prima che iniziasse il campionato: un bel modo per complicare la stagione, pur avendo uno dei presidenti più ricchi della Serie A e una squadra con ottimo potenziale.   A Prandelli il compito di rilanciare la Viola, ma anche se stesso: l’ultima stagione buona del tecnico su una panchina di una squadra di club è datata 2008-2009, quando ancora giocavano Javier Zanetti, Adrian Mutu, Adriano e Luis Figo, per intenderci.

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