L’altra rincorsa del guerriero Castan. Lascerà la Roma ma prima vuole conquistare Spalletti

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Il Corriere dello Sport (R.Maida) – Due mesi di silenzio, di ossequioso lavoro, poi un messaggio social che assomiglia a un ruggito: «Lavoro per tornare in formazione». D’accordo, Leo Castan l’ha detto tante volte ma questo annuncio ha un valore particolare perché segue la lettera di scuse pubblicata davanti agli occhi del mondo nel brutto pomeriggio di Roma-Verona. «Non sono pronto. Pensavo di esserlo, non era vero». Non è mai bello (e spesso non è giusto) indicare un solo responsabile in uno sport di squadra ma nella fattispecie è inevitabile pensare che se Castan non avesse giocato quella partita, forse la Roma non avrebbe pareggiato.

LACRIME – Castan è un uomo pieno di fede e di valori e lo ha capito da solo, già al momento della sostituzione. Aveva involontariamente tradito la fiducia di Spalletti, l’allenatore appena arrivato, che al debutto gli aveva consegnato un posto da titolare perché fosse chiaro che un giocatore così, un capitale così, doveva essere velocemente recuperato. L’esperimento è andato male, Castan ha commesso l’errore di posizione e poi il fallo da rigore costato l’1-1, e da quel momento non ha più messo piede in campo. Nemmeno per un minuto. Un’autoepurazione che suggerì subito alla società di intervenire sul mercato. Di lì la frettolosa telefonata a Zukanovic, stoppato al check-in dell’aeroporto di Linate mentre era pronto a volare verso Stoccarda.

CRESCITA – Ma in due mesi abbondanti le cose cambiano. Castan, che con quelle ammissioni pubbliche di inadeguatezza fece arrabbiare i dirigenti, ha gettato in un cassetto della mente lo sconforto lasciando spazio all’animo competitivo per il quale Garcia lo chiamava Guerriero. Sa che nelle ultime otto partite non avrà tanto spazio ma spera almeno di conquistare qualche minuto prima di accettare a malincuore una soluzione che fin qui ha sempre evitato: l’addio alla Roma e il ritorno in Brasile. Se sarà in prestito oppure a titolo definitivo, lo deciderà il mercato. Ma è evidente che dopo due anni di quasi totale inattività, dovuti alla brutta malattia che aveva infestato il cervello, il suo rilancio passa per un trasferimento. Ancora a dicembre, quando Garcia e Sabatini concordavano nell’idea di mandarlo a giocare per sei mesi, sperando di recuperarne la piena efficienza agonistica, Castan si era opposto fieramente alla partenza.

OPZIONI – Ora però la situazione è diversa, la sua voglia di rimettersi in gioco è troppo forte. A casa sua, al Corinthians, sarebbero felici di riabbracciarlo. E la Roma è pronta ad accontentarlo in ogni modo, anche concedendogli gratis il cartellino. Non considerando la sensibilità umana, a Trigoria la sua partenza non creerebbe problemi di bilancio visto che Castan è stato acquistato nell’estate del 2012 per 5 milioni. Con un contratto rinnovato appena prima del calvario fino al 2018, sgraverebbe invece il club di uno stipendio significativo: quasi 4 milioni lordi.

AUSPICIO – In questa stagione, Castan ha giocato 500 minuti esatti, spalmati in 6 partite. Quello che adesso vorrebbe è riprovare il gusto di sentirsi un giocatore da Roma. Anche fosse solo per pochi istanti. Per una persona che ha avuto paura di morire (parole sue) questa rincorsa non è spaventosa. Semmai è stimolante. Sarebbe pure l’occasione per salutare i tifosi che gli hanno voluto molto bene: dopo l’intervento alla testa, in Curva Sud comparve un bellissimo striscione che ne riassunse in poche parole caratteristiche e carattere: forza, vinci anche questo tackle.

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