L’allarme della A: costi da ridurre e il nodo dei ricavi

Corriere dello Sport (M.Vulpis) – In tutto Europa per il Covid la parola d’ordine è “austerity“. A muoversi in questa direzione è La Liga che ha ridotto il tetto salariale dai 3,2 miliardi della precedente stagione a 2,3 miliardi di questa. Sulla stessa linea di pensiero è Beppe Marotta. Il costo dei salari supera in media l’asticella del 50% raggiungendo quota 85% se si considera la voce “ammortamenti“. Senza un ridimensionamento generale, questo sistema rischia il fallimento. Le società di A sono partite con un monte salari pari a 1,28 miliardi, inferiore a quello che c’era nel campionato precedente, ma non basta. La riduzione del 5% è quasi ininfluente. La pandemia ha messo a nudo tutte le criticità di sistema e le dichiarazioni di Dal Pino, a favore del betting bloccato dal Decreto Dignità, confermano la necessità di fare cassa in tempi brevi. Con le porte chiuse si rischia di perdere l’11% della voce “biglietteria“, che pesa il doppio, perchè assicura la liquidità del sistema. Diritti tv e sponsor rischiano di essere rivisti al ribasso.

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