La Repubblica (M. Pinci) – Di certo non aggiornerà la statistica nera degli scontri diretti. Ma il 3-0 della Roma allo Shakhtar è probabilmente la prima, vera dimostrazione di forza della squadra di Fonseca. Nella stagione in cui battere le grandi è diventato tabù, la Roma è l’unica italiana a brillare in Europa: la Juve è stata eliminata dal Porto, le altre – Milan, Atalanta e Lazio – non hanno ancora vinto una gara a eliminazione, la Roma invece ha saputo fare altro.
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Dopo le due vittorie col Braga, liquidati anche gli ucraini, ipotecando virtualmente la qualificazione ai quarti di Europa League (manca dal’99, si chiama Coppa Uefa) in attesa del ritorno di giovedì a Kiev. E infilando tra le certezze Pellegrini e Mancini, il primo gol di El Shaarawy dal suo ritorno, 676 giorni dopo l’ultimo datato 5 maggio 2019. Tutti italiani, tutti fortemente legati al club: una specie di manifesto programmatico non sono per il presente ma anche per il futuro dell’era Friedkin.
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Anche stavolta, però, il successo chiede un tributo altissimo: Mkhitaryan ha lasciato il campo dopo poco più di mezz’ora per un dolore al polpaccio, quinto romanista infortunato nelle ultime sette partite.