La fuga del pubblico è l’unico risultato ottenuto da Pallotta

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Il Corriere della Sera – Refrattaria alla parola vittoria, la Roma americana di James Pallotta ha finora ottenuto un solo risultato: allontanare i tifosi giallorossi dallo stadio Olimpico. Un epic fail, per fare capire il concetto anche a Boston, che va dai 6.415 paganti di Roma-Bate Borisov ai 7.167 di Roma-Spezia (ma almeno 2.500 erano liguri). C’è un’immagine che, più di altre, fa capire a quale punto siamo arrivati. I tifosi dello Spezia erano tutti ammassati in curva Nord, con le loro bandiere e i loro cori. Avrebbero festeggiato persino una sconfitta, figurarsi una vittoria storica. I pochi romanisti erano «spalmati» per tutto lo stadio, piccole macchie su uno sfondo desolato.

Non è più un problema tra la curva Sud e il prefetto Gabrielli (più Pallotta), è il distacco di una tifoseria intera che non si sente più rappresentata da un progetto dove solo la presunzione è stata portata al massimo livello. La gente si aspettava le vittorie, ma ha avuto in cambio solo parole vuote, ricerche di alibi e cultura del sospetto verso nemici che, di volta in volta, dovevano coprire gli errori fatti: una volta il mancato sostegno del pubblico, una volta i giornalisti cattivi, una volta gli errori arbitrali… I giocatori e gli allenatori passano, come i presidenti e i dirigenti. Ma quando si perdono i tifosi si è toccato il punto di non ritorno. Dicono in tanti che il vero business che sta a cuore a Pallotta è la costruzione del nuovo stadio. A parte i dubbi sulla riuscita dell’operazione – l’ex assessore all’urbanistica Giovanni Caudo, ai microfoni di TeleRadioStereo ha parlato di «criticità che riguardavano il quadro tecnico-economico» – resta viva una domanda: conta solo costruire lo stadio o importa anche chi si vuole portare dentro lo stadio?

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