La differenza di mentalità con la Juve

La Repubblica (G.Mura) – Una Roma in versione extralusso si prende la vetrina. Una Juve piuttosto svagata esce da dietro la lavagna nel finale, grazie a Higuain. Il bilancio del martedì europeo è positivo: non episodico, dunque, il 3-3 dell’andata a Londra. La Roma trita il Chelsea (irriconoscibile) e la differenza di mentalità e atteggiamento tra le nostre due squadre comincia da qui. El Shaarawy segna dopo 38”, un record. Il primo tiro pericoloso della Juve a Lisbona (testa di Khedira) arriva dopo 22’, ed è in reazione al gol di Bruno Cesar. Ed è l’unica volta in 45’ che la Juve entra nell’area avversaria. In sostanza, la Roma aggredisce e la Juve si fa aggredire. Il pareggio alla fine lo suda e lo merita, ma la possibilità di strappare già ieri la qualificazione (tanto più col pareggio del Barça) è stata sciupata.

Nulla di compromesso, ma da qui in poi tanti errori nei passaggi, tanta svagatezza andranno evitati. Allegri ha messo in campo la Juve migliore, unica novità De Sciglio. Migliore nei nomi, non nel gioco, confuso, molle, quasi nessuno a prendersi uno straccio di responsabilità. Lo Sporting sa chiudersi bene, concede solo tiri da fuori e quando trova spazio con la velocità di Gelson Martins mette in crisi la Juve. Così nasce il gol, l’ala dribbla Chiellini, tira, Buffon respinge come può, nessuno dei suoi va a coprire e la frittata è fatta. Allegri dice che la Juve per reagire ha bisogno d’aver paura e che di buono c’è solo il risultato. Va bene, ma il bisogno di aver paura non dovrebbe far parte del bagaglio d’una squadra che ha gli obiettivi della Juve. La sensazione è che la Juve si smarrisca, senza sapere perché, e non ha chi le dia una mano, un galvanizzatore. Molto spesso lo è Chiellini, ieri no. Il più deludente: Pjanic.

Nella Roma il più deludente è difficile trovarlo. Il migliore no. El Shaarawy ha segnato due bellissimi gol di destro, uno di potenza, uno di destrezza, e chissà che non venga buono pure per Ventura. Come, un gradino più sotto, Florenzi. Conte esce con un secco 0-3 e può ringraziare Courtois: potevano essere il doppio. Dzeko non fa gol ma lavora bene di sponda. La Roma vince “di squadra”, da Kolarov a Perotti, da Alisson, sempre freddo e sicuro, a De Rossi. Che il Chelsea valesse poco si può dire solo dopo: è stata la Roma a rimpicciolirlo, lasciandogli uno stucchevole torello a centrocampo ma pochissimi tiri. Poi, continuo a credere che David Luiz difensore sia un ossimoro. O, sul campo, l’equivalente della breccia di Porta Pia. La Roma ringrazia. Ma che Roma, ragazzi, e che aplomb Di Francesco.

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