Kevin, gli ingaggi e i fatturati: club all’opposto

ACF Fiorentina v Carpi FC - Serie A

La Gazzetta dello Sport (D.Stoppini) – Immaginate una scala con 18 gradini, hai voglia a salire, hai voglia a cercare il panorama giusto. E poi c’è la scala da cucina, un saltello, uno solo, e via. Però con quella devi riuscire a fare tutto. Devi confrontarti, non regalare niente, magari sperare che quello con l’attrezzo più alto sottovaluti il vantaggio, abbia la testa tra le nuvole. O forse solo al Real Madrid. La Roma a Carpi è anche questo. È un abisso eppure un confronto. È 180 milioni di fatturato — dati al bilancio del 30 giugno 2015 — contro i 10 degli emiliani. Numero che evidentemente, considerati gli introiti della Serie A, al 30 giugno 2016 sarà ritoccato per eccesso per il club del patron Stefano Bonacini, mister Gaudì. Ma è con quei 10 che il Carpi si è presentato alla serata di gala che è il campionato italiano, un diciottesimo del mondo giallorosso.

I DUE KEVIN – Diciottesimo, come il confronto tra i due Kevin. Lasagna, quello che parte a duemila all’ora lì davanti, e Strootman, che la Roma aspetta come una pausa pranzo di un impiegato annoiato. Una Lasagna che vale 150 mila euro netti a stagione, contro i 2,8 milioni dell’olandese che oggi neppure c’è. Ma ci sono altri al posto suo. C’è un monte ingaggi che la Roma, alla fine del mercato estivo 2015, fissava a 113 milioni. Il Carpi era giusto 100 milioni sotto, fermo a 13, penultimo dato del campionato, al di sopra solo del Frosinone. Dicono che questi numeri qui non rispecchino poi i valori, le classifiche. Non sempre, non nei dettagli. Ma a grandi linee sì se è vero che la Roma è lì a giocarsi un posto Champions e il Carpi sgomita per la salvezza. L’equazione, nel medio-lungo periodo, regge sempre. Ma nei 90 minuti può accadere il contrario.

I TECNICI – Poi, ovvio, nei 90 minuti può accadere di tutto. Pure che un diminutivo diventi un avversario — Lollo, da queste parti, è giusto il diminutivo di tutti i Lorenzo —, figurarsi se non può accadere che il più ricco inciampi dopo aver perso di vista la realtà. L’attenzione, per dirla alla Spalletti. Che è tornato a Roma dopo sei anni e poco più, con un ingaggio da 3 milioni e un potere smisurato in mano, per un club e una piazza che di lui si fida ciecamente. In fondo è accaduto anche a Fabrizio Castori, richiamato dopo esser stato mandato via, guarda caso dopo l’1-5 dell’andata contro la Roma. Guadagna la 30^ parte di Spalletti, giusto 100 mila euro. Ma non basta questo a rasserenare chi ha la scala più alta. Perché conta saperci salire, conta saperla usare. Altrimenti, tanto vale quella da cucina, no?

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