Il Romanista – Baldissoni: “Pallotta vuole lasciarla ai figli”

«Pallotta considera la Roma un investimento da lasciare ai figli. Ed essendo un padre responsabile, vuole lasciare loro un asset forte ». La Roma come un’eredità, un patrimonio non da disperdere, un impegno senza fine, il futuro assicurato. Parla l’avvocato Mauro Baldissoni, consigliere di amministrazione, primo referente degli americani a Roma. Parla. Ed è un fatto insolito, nuovo, perché Baldissoni predilige i fari spenti, il silenzio, il lavoro. E quando succede, quando parla, per forza di cose il messaggio non è mai banale.

L’avvocato si fa intervistare da “Sky Sport” alla vigilia del ritorno degli americani a Roma. Quelli di spicco: il presidente Thomas DiBenedetto, James Pallotta e l’ad Mark Pannes. A Sky, Baldissoni racconta innanzitutto la genesi della trattativa per l’acquisto della Roma: «Come ho fatto a convincere gli americani? La valutazione fondamentale è stata la considerazione del marchio come quello meno sfruttato a livello mondiale, la stessa del Soros Found Management». Soros che poi non completò l’operazione. «Legittimamente, dopo una lunga trattativa, chi doveva vendere ha deciso che non voleva più farlo», commenta Baldissoni. Che della cordata attuale dice: «E’ un gruppo di soggetti che ha investito le proprie risorse a seconda della disponibilità. Inizialmente DiBenedetto ha dedicato più tempo per la trattativa affinché andasse in porto, poi Pallotta, avendo la possibilità con società che si occupano di iniziative simili, ha recitato un ruolo di maggior coinvolgimento, inserendo dei manager da lui scelti per lo sviluppo del business della Roma. La particolarità di questa struttura, che non prevede il presidente magnate, consente una divisione di ruolo tra proprietario e management. La gestione della formazione della squadra e la selezione dei calciatori è demandata a Sabatini e Baldini, che sono tenuti a rappresentare la loro visione alla proprietà, che pone come unica condizione la sostenibilità finanziaria.

A chi sostiene che gli americani non abbiano i soldi per fare una grande Roma, l’avvocato risponde così: «Li spenderanno con giudizio. Pochi giorni fa parlavo con Pallotta di questo investimento, mi ha detto che lo considera un investimento da lasciare ai figli, ed essendo un padre responsabile vuole lasciare loro un asset forte. Sono pronti ad investire per giustificare il senso di tutto l’investimento e delle iniziative. Se la Roma non diventa competitiva a livello internazionale, l’obiettivo di lanciare il brand a livello mondiale, cosa che sta già avvenendo tramite l’accordo con la Disney, non avrebbe senso. Una squadra che non vince non verrà riconosciuta a livello internazionale». Baldissoni conferma poi la possibilità che a breve entrino nel club degli investitori asiatici: «In occasione della ricapitalizzazione si sta valutando la possibilità di inserire investitori geograficamente strategici, che abbiano la possibilità di avere penetrazione in mercati asiatici o cinesi o che rafforzino la presenza in mercati come quello dei media. La ricerca di un investitore asiatico è considerato importante anche da Unicredit». Assieme a Baldini, il consigliere è stato vittima di un’attività di dossieraggio ora al vaglio degli inquirenti: «Quando mi chiamò Baldini per dirmi delle voci, pensavo stesse scherzando. L’unico massone che conosco è il personaggio di Guzzanti che trovo geniale. Quando ho capito che non stava scherzando, siamo corsi a denunciare alla magistratura che farà il suo lavoro. Se ho letto i fogli? Ci sarebbe da ridere, se non fosse argomento oggetto di indagine».

LA SOCIETÀ DiBenedetto, Pallotta e Pannes dovrebbero atterrare nella Capitale martedì. Il giorno dopo dovrebbero essere all’Olimpico per RomaUdinese, partita chiave per la corsa alla Champions, vetrina internazionale preziosissima per il club in questo momento di ambizioso rilancio. Tornano per un Cda speciale. Bisogna eseguire la ricapitalizzazione da 50 milioni già approvata a gennaio dall’Assemblea dei soci. L’operazione potrebbe portare al delisting del titolo As Roma. In parole povere, all’uscita della società dalla Borsa. Molto dipenderà dalla volontà degli azionisti di minoranza di aderire all’aumento di capitale. Se a ricapitalizzare fosse solo Neep Roma, la holding che controlla il club con il 78% del pacchetto azionario, la proprietà si avvicinerebbe alla soglia del 95%. Una quota che consentirebbe al club di poter lasciare Piazza Affari. Per Pannes potrebbe essere uno degli ultimi Cda. Si sta valutando da un po’ di tempo la possibilità che questo brillantissimo manager lasci l’incarico di ad, ma continuando a collaborare con la Roma da uomo della Raptor Accelerator, il fondo di Pallotta legato al club da un contratto di consulenza. La ragione? Semplice. Alla cordata occorre una figura che sia stabilmente in Italia. Il candidato ideale è un manager americano che abbia completa dimestichezza con le faccende italiane. Lingua compresa, ovviamente. Obiezione: c’è già Fenucci. Vero, ma Fenucci nei prossimi mesi sarà occupatissimo nel seguire gli sviluppi dello stadio di proprietà, per il quale ha la delega. E poi questa figura che potrebbe subentrare a Pannes (potrebbe, perché l’avvicendamento non è ancora stato deciso) rappresenta un’emanazione diretta della cordata, mentre Fenucci è espressione di tutti gli azionisti, Unicredit compresa. La distinzione è solo apparentemente sottile. Gli americani hanno bisogno di un uomo che faccia quello che ha fatto Pannes con la Disney: che concluda accordi in quei mercati dove vogliono portare la Roma. In Cina, per esempio. Ed è proprio a questo che serve un socio asiatico. Alla base non c’è un problema di liquidità, ma la necessità di allargare gli orizzonti. Portare il brand As Roma in Asia vuol dire sfidare sul terreno del merchandising i colossi della Premier League, campionato seguitissimo in un’area dove vivono miliardi di persone. E’ una torta che ingolosisce. L’operazione porterà altro business, altri ricavi, altre risorse per fare della Roma quello che nei nostri sogni è già. Una regina.

Il Romanista – Daniele Galli

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