Luciano Spalletti, allenatore dell’Inter, ha rilasciato alcune dichiarazioni ai microfoni di TMW Radio. Il tecnico toscano ha parlato anche del derby contro il Milan e della Roma. Queste le sue parole:
A che punto è la sua Inter?
Dobbiamo percorrere un po’ di strada. Siamo qui da poco e ci dobbiamo conoscere meglio, c’è da diventare più squadra, dobbiamo essere più bravi nelle accelerazioni e nell’andare tutti a fare la stessa cosa. Dobbiamo essere più compatti e uniti nella ricerca dell’obiettivo. La lettura della partita deve essere completa a livello di squadra.
Arrivate al derby con più punti del Milan…
È una partita fantastica, meravigliosa, dove ti senti avvolto dal calore dei tifosi, che iniziano a trasferirtelo dal lunedì successivo alla partita precedente. Però dobbiamo arrivarci con la testa lucida e c’è ancora tempo. Dobbiamo recuperare calciatori che tornano dalle nazionali, e avere un’idea pulita di quella che dev’essere l’indicazione alla squadra.
Si dice che nel derby sia favorito chi parte dietro in classifica…
Non ci ho mai creduto e io preferisco arrivarci davanti. Questo non vuol dire riuscire a vincerlo per forza, il Milan è un avversario di tutto rispetto, con una storia e una squadra forte. Tutti parlano delle due sconfitte, ma ho visto come le ha perse l’Inter: la Lazio è una squadra molto difficile da affrontare, la Roma è una corazzata da qualsiasi punto di vista. Il Milan è sicuramente temibilissimo.
Montella lo conosce: lo vede in difficoltà?
Quando la squadra era in difficoltà voleva la palla addosso e la risolveva da solo. Qui ha bisogno di altri, però è uno abituato a giocare partite importanti. L’ho sempre ammirato e ho sempre prestato attenzione a quanto fatto sia da giocatore che da allenatore. È una bella persona e un allenatore di sicuro valore.
Ha detto che non firmerebbe per il secondo posto…
Dico che è troppo facile. Firmerei sicuramente per il secondo posto. Però è chiaro che la squadra è ancora lunga: c’è bisogno di lavoro e di sostanza, ma anche di non sentirsi tranquilli perché nessuno ti regala niente. Dobbiamo forzare la mano, alzare il ritmo, costringere gli altri a prendere la forma che noi vogliamo.