Pagine Romaniste (R. Gentili) – Coppa Italia, ciao ciao. Era il primo vero esame della stagione. E ai quarti di Coppa Italia la Roma viene bocciata dall’Inter. I nerazzurri rispediscono a casa i giallorossi di Mourinho – accolto con immenso calore dal San Siro nerazzurro – superandoli 2-0. L’impresa era già di quelle ardue, poi è diventata immediatamente impossibile. Al 2’ l’ex Dzeko porta in vantaggio l’Inter, che dominerà poi fino alla mezz’ora. La Roma ha due fiammate: palla in mezzo di MKhitaryan, Handanovic e Skriniar impediscono che arrivi ad Abraham; Zaniolo sciupa una grande giocata di Abraham centrando in pieno Handanovic. La Roma riprende terreno, ma al 68’ Sanchez ogni minima speranza con un destro di potenza e precisione da fuori area.
Smalling ed Ibanez escono col capo chino. L’inglese permette l’arrivo del cross di Perisic per Dzeko, innescato però dall’errore del brasiliano. Il primo continuerà sulla riga, l’altro compirà qualche buon intervento, prima di uscire. Mancini deve quindi farsi per tre e fa il possibile. A centrocampo regna il caso. Oliveira si vede un paio di volte, ma soprattutto nella lentezza a ripiegare. Vedere il gol di Sanchez. Mkhitaryan migliore in campo per qualità, segue subito dopo Zaniolo. Nicolò è stato importantissimo a tenere alta la squadra, sprecando però un’occasione irripetibile e che avrebbe potuto cambiare la storia della partita.
LE PAGELLE
Rui Patricio 6 – Il tiro di Dzeko entra sul primo palo. Presta più attenzione e chiude lo stesso spazio altre tre volte, la più insidiosa delle quali è un tiro di testa del bosniaco. Chiude alla conclusione di Barella – nel primo tempo c’aveva pensato la traversa – ma niente può – sicuri? – sulla conclusione simile e di pochi minuti di Sanchez. Vacilla con i piedi, sia dal fondo che negli appoggi.
Mancini 5,5 – Si stacca andando a metà campo su Sanchez e recupera troppo tardi, senza poter fare nulla sul vantaggio. Spetta quindi a lui mantenere l’ordine difensivo vista la serataccia dei compagni di reparto. Soffoca nel pressing nerazzurro e ricorre alla ruvidità. Le prime volte che Handanovic sa della presenza della Roma in campo è per merito di sue due iniziative offensive. Solita ruvidezza. Ed ammonizione.
Smalling 4,5 – Solitamente è il professore della difesa, oggi va dietro la cattedra. A vuoto nell’impacciato tentativo di colpire il cross di Perisic di testa, che finisce sull’accorrente Dzeko. L’errore lo tormenta per tutta la durata di una partita in cui ha fatto vedere una delle più brutte prestazioni. Cercando di rimediare appena possibile, finisce per ingarbugliarsi. Come sul raddoppio: al tiro di Sanchez si gira subito, vedendo la palla finire sotto il sette.
Ibanez 4,5 – Non si fa in tempo ad evidenziare la buona gara di Genoa che fa registrare un’altra partita noir, una delle tante da inizio gennaio. L’idea dell’apertura per Karsdorp è anche giusta, ma la scarsa forza è un invito a nozze per l’intercetto di Perisic. Rischia avvitando D’Ambrosio al limite della zona destra dell’area, pian piano cresce ma l’errore è decisivo. (Dal 46’ Kumbulla 5,5 – Elogiato prima della pausa, ritrova il campo solamente oggi. Dominante nelle prime battute, va a diminuire col tempo ma sempre mantenendo una solida posizione, caduta nel finale).
Karsdorp 5 – Tornando a casa sarà guardingo ed impaurito dal potersi ritrovare Perisic che lo travolge da dietro, come è successo sul vantaggio. L’apertura di Ibanez è corta, lui però non riesce a tenere il passo della freccia croata. Che lo supererà per tutto il primo tempo. La prima volta che Handanovic si sporca i guanti è sul cross di Mkhitaryan, da lui servito in profondità. Grossolano il modo in cui Sanchez gli ruba palla, approfittando di un momento di sonno, e lo stop sbagliato alla mezz’ora su lancio interessante di Mancini. Rinato negli spogliatoi, nel secondo tempo tre uscite sono perfette. Meno i cross.
Oliveira 5 – Le due settimane di stop pare abbiano sopito la fiamma iniziale. Dopo sabato, un’altra gara in cui fa registrare livelli più bassi rispetto alle prime uscite. L’esperienza di cui è in possesso si pensava potesse essere utilizzata a partire da serate come queste. Sergio, invece, è neralbo. Aiuta Mkhitaryan a rendere umiosa la qualità del gioco, fa però sfilacciare il centrocampo non indovinando i tempi di uscita. Arriva così il raddoppio e l’uscita. (Dal 69’ Pellegrini 6 – Il capitano rientra dopo un mese, ma il risultato ormai è determinato)
Veretout 5 – Necessita di venti-trenta minuti di adattamento. Si affaccia poi dal guscio, fa importanti interventi: sporca un possibile tiro al volo di Barella, anticipa qualche azione. Ne esce completamente a fine primo tempo accendendosi e ribaltando il fronte. Va al tiro nella ripresa, ma finisce alto. Sparisce di nuovo, tornando solo sul gol di Sanchez.
Vina 5 – Riprende possesso della fascia dopo il riposo di sabato e la gara insicura di Maitland-Niles. L’opposto della sua. Intercetta diverse volte le trame nerazzurre, innescando così l’occasione più interessante della Roma: quella del tu per tu di Zaniolo con Handanovic. Un paio di palle lente nel secondo tempo potevano essere regolate meglio. (Dal 77’ El Shaarawy sv)
Mkhitaryan 6 – Il più fulgido insieme a Rui Patricio. Legge prima l’evolversi di ciò che sarà, profuma la manovra con leadership e qualità. Gli viene sporcato il cross per Abraham, cerca sempre la giocata, guardando soprattutto verso Zaniolo. A spasso sul vantaggio. Resta però tra i migliori.
Zaniolo 5 – Troppo educato a tu per tu con Handanovic, colpito in pieno. Fiscale il giallo: toh, che strano. Bastoni, ed il resto della difesa interista, lo portano a spasso in area pochi minuti prima di uscire a seguito di un contrasto in cui il nerazzurro ha avuto il peggio. Sfiora l’eurogol: questa volta sono Skriniar prima ed il fuorigioco poi a dire no. Fa reparto, troppo pesante l’errore di freddezza.
Abraham 5,5 – Anticipato da Handanovic e Skriniar davanti l’area, nel primo tempo si vede paradossalmente più in area giallorossa. Poco servito, ripiega con estrema costanza. Più vivo nella ripresa: cerca Zaniolo con classe. La stessa che mette nella giocata all’inizio del secondo tempo. Come se non bastasse, esce per un problema fisico.
Mourinho 5 – Si dice che non si debba mai tornare dove si è stati bene. Lo può dire forte. Vede andare via un obiettivo stagionale nello stadio che forse più gli appartiene. Subito in svantaggio, la timida Roma ci ha messo quasi un tempo per organizzare le idee – che già scarseggiano – e rendersi pericolosa. Condizionata da errori individuali, alla squadra si imputa la totale mancanza di manovra, monotona fino allo sfinimento. Quantomeno, però, abbiamo imparato una nuova regola: l’allenatore non può gesticolare, pena l’ammonizione. Vero Di Bello?