Il segreto della Roma? Tanta personalità e capitani coraggiosi

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La Gazzetta dello Sport (C.Zucchelli) – Sette personaggi in cerca d’autore, sette calciatori che già si sono passati la fascia da capitano. In attesa che rientri Kevin Strootman, l’uomo a cui la società vorrebbe affidare un ruolo di leadership quando smetteranno Totti e De Rossi, l’ultimo in ordine di tempo è stato Radja Nainggolan: capitano contro la Lazio, Garcia che gli dà i gradi in hotel quando comunica la formazione, la piccola Aysha, di giallorosso vestita, sugli spalti felice come e quanto il papà in campo. Prima di lui era toccato, ovviamente, a Totti e De Rossi, a Keita, quando aveva sostituito De Rossi a Verona nei 25’ finali, a Florenzi – per la prima volta da titolare con l’Udinese –, a Maicon, sempre con i friulani, e a Pjanic, con l’Inter.

SORPRESA RADJA – «È stato un onore indossare questa fascia, per di più in una partita così importante», ha detto Nainggolan dopo il derby. Non mentiva, il belga, quasi stupito quando Garcia lo ha comunicato a lui e ai compagni: per anzianità, visti gli 11 scesi in campo, sarebbe toccato a Torosidis, ma il tecnico, pur considerando il greco un elemento prezioso nello spogliatoio, ha scelto la leadership e il carisma che il belga, partita dopo partita, si è conquistato. A lui, a Manolas e a Dzeko, la spina dorsale della squadra, proprio come si usava una volta, Garcia ha chiesto di guidare i compagni e di metterci qualcosa in più. Di essere, insomma, al centro della Roma, in campo e nello spogliatoio, come si è visto poi nelle foto e nei video che la società ha pubblicato ieri.

NON SOLO SENATORI – D’altronde, da quando c’è il tecnico francese, la fascia da capitano ha sempre avuto un valore particolare. Mentre altri tecnici andavano solo per anzianità, Garcia ha sempre voluto premiare il carisma. Il primo anno, dopo Totti e De Rossi, c’era Benatia, la scorsa stagione, e anche questa infortuni permettendo, dopo i due romani il primo è Keita. Florenzi, anche lui come Nainggolan, partita dopo partita – e ruolo dopo ruolo – ha conquistato spazio e ora che riesce anche a gestirsi per tutta la partita può avere quella lucidità necessaria a chi indossa la fascia.

PJANIC E GLI ARBITRI – Su Maicon, uno dei veri big dello spogliatoio anche quando non gioca, poco da dire, mentre uno che dice tanto, pure troppo, è Miralem Pjanic. Tolti, anche qui, Totti e De Rossi, è il più anziano della rosa, visto che è arrivato nel 2011. Parla sei lingue, comanda il gioco in campo, sarebbe per tanti versi un capitano ideale. Spesso, però, gli vengono preferiti i compagni perché il bosniaco, come si è visto anche a San Siro, non ha un buon rapporto con gli arbitri. Parla tanto, protesta altrettanto, se c’è da difendere un compagno è il primo a mettersi in mezzo. E allora meglio non rischiare, in fondo a Trigoria le scelte abbondano.

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