Il Messaggero – Ricomincio da Totti

Mentre il Foro Italico impazziva per Panatta («A-dria-no, A-dria-no», l’urlo del pubblico accompagnato da applausi ritmati) nella stanza numero 12 della clinica Fabia Mater, in via Olevano Romano, sulla Prenestina, c’erano tanti sorrisi e tanta gioiosa confusione: Fiorella, la moglie di Enzo Totti, aveva partorito Francesco, cicciottello come lo era stato alla nascita Riccardo, il primo figlio della famiglia che, romana e romanista, viveva in via Vetulonia.
Francesco ora è il capitano e il recordman di presenze e di gol della Roma (616 complessive e 262 reti), sia in campionato (478 presenze e 207 gol), sia in competizioni europee (88 presenze e 37 gol) e oggi compie trentacinque anni. Nella sua bacheca brilla la Coppa del Mondo del 2006, accanto allo scudetto 2001. Poi ci sono l’argento agli Europei del 2000, due Coppe Italia e due Supercoppe Italiane, la Scarpa d’Oro e il titolo di capocannoniere vinti nel 2007. Ha vinto anche 11 Oscar del calcio ed è stato eletto miglior calciatore italiano nel 2000, 2001, 2003, 2004 e nel 2007 dall’Associazione Italiana Calciatori. È anche il miglior marcatore in attività della serie A, 207 reti tutte con la Roma, il terzo italiano di sempre e il quinto in assoluto. E, soprattutto, è ancora il miglior giocatore della Roma: l’altra sera a Parma ha giocato la quarta gara di fila dal primo all’ultimo minuto e, ancora una volta, ha dato spettacolo. Una prestazione di (grande) qualità abbinata a (grande) quantità in un ruolo, quello di trequartista, che sta riscoprendo dopo gli anni trascorsi a fare il centravanti e a segnare un sacco di gol. Il tempo passa, ma la storia è sempre la stessa: Totti è il più bravo di tutti.
La seconda vita professionale del più forte giocatore della storia della Roma si sta modellando su principi che vanno dall’altruismo al sacrificio in favore della squadra. Da un punto di vista atletico sta una favola, corre e rincorre, e pensa più agli altri che a se stesso. Gli manca il gol, certo, ma è felice se la Roma vince anche senza le sue reti. Parte più portante che integrante del progetto targato Usa, alla faccia di chi ha tentato di allontanarlo o farlo allontanare da Roma e dalla Roma. Stamane, supportato da Enzo lo Sceriffo, Francesco si presenterà a Trigoria con un cassa di champagne, un mare di mignon e un paio di chili di pizza bianca con la mortadella: a fine allenamento, previo il benestare di Luis Enrique, ci sarà il brindisi e lo spuntino con i compagni. Escluso che il capitano possa fare un discorso: non è il tipo, si vergognerebbe. Gli riesce, invece, con grande naturalezza caricare se stesso e la squadra prima dell’inizio della partita. Avete presente i giocatori e i tecnici della Roma in cerchio davanti alla panchina e Totti che si piazza al centro? «Per la Roma hip hip hurrà», la frase ripetuta due volte da Francesco prima del suo urlo a squarciagola «Daje Romaaaaa». Già ieri gli sono cominciati ad arrivare, indirettamente, i primi messaggi di auguri. Ex compagni, ex allenatori, nemici in cerca di visibilità, ex nemici e futuri amici. «Totti compie trentacinque anni? Guardate che vi sbagliate: per me ne fa venticinque. L’ho visto l’altra sera: un ragazzino. Ha altri quindici anni di carriera davanti a sè, almeno altri quindici…», il pensiero-augurio di Adriano Panatta, 35 anni dopo quel magico, non solo al Foro Italico, 27 settembre 1976.
Il Messaggero – Mimmo Ferretti

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