I cori razzisti e la distrazione selettiva del giudice sportivo

La Repubblica (M. Pinci) – Il derby ridotto a vetrina dei razzisti e degli antisemiti. Che due curve, intere, non una piccola parte, durante la partita più importante dell’anno – almeno per la tifoseria – si sentano libere di tanto, è un segnale. Dell’impunità di cui gode il tifo organizzato, la stessa per cui a Milano un gruppo di ultrà si è sentito in diritto di omaggiare la morte di un criminale cacciando dalla gradinata chi voleva tifare e aveva pagato un biglietto. A Roma da anni capita di assistere a episodi vergognosi.

Durante la sfida di domenica prima i romanisti hanno rivolto un coro razzista a un laziale, cantando ripetutamente “sei uno zingaro” a Radu. Poi, a fine partita, i laziali hanno festeggiato con un coro che vuol essere di scherno ai rivali: “In sinagoga vai a pregare… romanista vaff…“. Loro cantavano, i giocatori sotto a festeggiare, certamente inconsapevoli della vergogna antisemita che urlavano i loro tifosi. La procura federale aveva segnalato tutto nella propria relazione al Giudice sportivo.

Ma sono serviti i tempi supplementari – almeno da un punto di vista giuridico – perché si indagasse davvero sulla matrice di quei cori. Per il Giudice del calcio, quell’urlo prolungato dei romanisti a Radu, collettivo perché gridato dalla curva intera, non vale che 5 mila euro di multa. Liquidato come “becero”, perché evidente in un comunicato ufficiale la parola “razzista” suona male. Ma ancora peggio è successo per l’altro coro. Quello antisemita dei laziali. Tra le sanzioni del Giudice, di quella roba non c’è traccia. Nonostante anche sul web sia facilissimo reperire immagini della curva che tutta, compatta – parliamo di oltre 7 mila persone, per capirci – intona quello scherno di matrice antisemita.

 

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