La Gazzetta dello Sport – A maggio le valigie di Higuain e Dzeko erano pronte. Arrivederci e salve. Il primo salutava Napoli, l’altro stava per abbracciare Roma. Stati d’animo speculari. Poi il destino ha imboccato un altro bivio e così l’argentino è tornato centrale nel progetto partenopeo, mentre il bosniaco si è perso nelle contraddizioni giallorosse. Higuain è il talento che fa la differenza in questo Napoli. L’incontro con Sarri l’ha convinto a restare, proprio quando aveva deciso di andare via, coltivando il sogno di giocare in Premier League. Oggi, contro la Roma, proverà ad eguagliare il record di gol consecutivi al San Paolo, 9, stabilito da Diego Maradona nella stagione 1988-89. Il Pipita è a un solo passo (8), mentre con 14 reti comanda la classifica dei cannonieri. Ieri ha dichiarato che vuole essere parte integrante della storia del club. E c’è un solo modo per accelerare i tempi: vincere lo scudetto. Subito. A pensarci bene, la stessa ambizione di Dzeko che però, pur essendo in linea con la media gol dei suoi inizi al Wolfsburg e al City, si accorge di rendere meno di quanto potrebbe. La sua autocritica è stata spietata («Colpa mia, non del modulo»), ma intorno a lui comincia a serpeggiare il sospetto che forse la Serie A non sia stata la scelta più giusta. D’altronde, prima del Mondiale lo aveva raccontato: «Fra stadi e altro, il calcio italiano in questo momento non gode di buona fama». Può essere che avesse visto bene lui, oppure il connubio è arrivato nel momento sbagliato.