Corriere della Sera (P. Di Caro) – Mettiamoci comodi e rimandiamo i giudizi alla fine. Godiamoci un campionato per una volta aperto ed emozionante, senza un padrone assoluto e un vincitore certo. Seduti sui nostri divani, applaudiamo una Roma bella e leggera, che maramaldeggia su tutti gli avversari appena più deboli, che offre sprazzi di calcio spettacolare e sta facendo crescere calciatori dal sicuro futuro. Prendiamo con la giusta smorfia di sacrosanto disappunto la mancata impresa che aspettiamo da troppo tempo, che magari arriverà tra due domeniche, oppure no, e il saliscendi tra sogno e delusione che continuerà fino alla fine.
[inline]
Accettiamo pure le polemiche, che sono il sale del nostro tempo, gestiamole con normalità perché toccano tutti prima o poi, perfino il Milan che è stato per 21 giornate capolista adesso viene guardato con sospetto. Figuriamoci se esistono intoccabili. Non celebriamo ad ogni passo falso funerali precoci di una squadra o di un allenatore che stanno dando – tutti – quello che possono, nei loro pregi e difetti: se c’è una cosa di cui nessuno può permettersi di dubitare è che, comunque vada, ci hanno provato con serietà, dedizione, rispetto per i tifosi. Poi, alla fine, si farà un bilancio. Che non è un’ordalìa ma un normale tirare le somme di una stagione. È quello che succede a tutti nella vita e sembra sia l’intenzione dei Friedkin: se dietro l’ostinato silenzio c’è questo, mai silenzio sarà stato più dorato.