Il Messaggero (A. Angeloni) –  La sliding door di Giuseppe Giannini si chiama Slavia Praga, o per essere più precisi,Jiri Vávra, che al minuto 112 ha rotto l’incantesimo. Ritorno dei quarti di Coppa Uefa, 19 marzo 1996, la Roma ospita all’Olimpico la squadra ceca, con il peso della sconfitta per 2-0 (reti di Poborsky e Vagner) tra la neve e il ghiaccio dello stadio di Praga, la Fortuna Arena.

Giannini regala le sue gemme, segna la rete del 2-0, che porta la Roma ai supplementari. Checco Moriero, che aveva firmato il vantaggio, replica con il gol del tre a zero, che avrebbe evitato i rigori e regalato la semifinale alla Roma. Poi è arrivato Vavra. Domani si replica, 27 anni dopo. Il “principe” ha rilasciato un’intervista al quotidiano parlando delle sue sensazioni in vista del match di domani e tirando fuori alcuni ricordi. Queste le sue parole: 

La Roma ne ha vissute di serate così.
“Appunto. Spesso ci ricordiamo le partite memorabili, giocate con il cuore. Le vittorie sfiorate, mancate dopo aver vissuto grandi emozioni. Come Roma-Torino, finale di Coppa Italia del 1993, li addirittura di reti ne segnai tre, senza portare niente a casa”. 

Lo ricorda il gol?
“Carboni doveva calciare una punizione da destra, ma visto che era mancino non mi aspettavo la palla sul secondo palo, e andai sul primo. Di testa, in girata, l’ho messa dentro. Una gioia accecante. Ci sembrava di essere arrivati al traguardo”.

Poi, arriva Vavra.
“Un gol casuale, tiro da fuori dopo un lungo rinvio del portiere. Quella sera è finita anche l’avventura di Mazzone. E nel peggiore dei modi”.

E domani, come la vede?
“Altra storia, altro momento. Non c’è l’ansia da rimonta, ma ovvio, la Roma proverà a vincere per finire prima nel girone. Il pubblico però sì, sarà lo stesso”.