Genoa, Preziosi: “Galliani offeso per Bertolacci? Vuol dire che non era amicizia”

Enrico Preziosi

Presidente Preziosi, peggio di così l’estate non poteva cominciare. La mancata concessione della licenza Uefa ha spalancato le porte dell’Europa ai rivali della Sampdoria.
«È da un mese che sto pagando per questa leggerezza. Persino con l’aereo che trascinava lo striscione (Senza licenza, porta pazienza. Grazie Enrico, ndr) mi hanno sfottuto. Ma ho già chiesto scusa ai tifosi».

Ci spieghi cos’è successo.
«Avrei dovuto saldare i debiti con i fornitori esteri entro il 31 marzo. Invece ci siamo distratti: poi ho sistemato tutto, in ritardo. Però non sono un giapponese. Non mi uccido per un disonore. Ho fatto una cazzata ma non posso autoinfliggermi all’infinito».

In questa vicenda cosa l’ha ferita di più?
«L’accostamento al Parma. Noi, al contrario degli emiliani, abbiamo rimesso a posto i conti. Vediamo se sul campo otterremo il perdono».

C’è la possibilità di aprire a Michael Lee, già socio di Giochi Preziosi?
«Qualche mese fa mi disse che ci avrebbe pensato… Se compra quote bene altrimenti siamo nella condizioni di andare avanti con le nostre forze».

Cosa si sente di dire al suo ex amico Galliani? Si sente tradito dopo che gli aveva promesso la cessione di Bertolacci.
«Gliel’ho già scritto via sms: non mi hai dato il tempo di spiegare. Mi ero impegnato con Adriano nel caso in cui avessi riscattato il centrocampista dalla Roma. Ma se non mi dà l’occasione di chiarire significa che il nostro rapporto è basato sul niente».

Pulvirenti ha confessato di aver comprato 5 partite. Lei per Genoa-Venezia dalla promozione in A si ritrovò nel 2005 retrocesso in C1.
«Io subii un processo farsa. Nel dibattimento mentre parlavo i giudici ridevano. Al termine vennero trovati i pizzini che si scambiavano durante l’udienza. “Lo mandiamo nei dilettanti”, “Preziosi dietro le sbarre”. Non ho mai comprato una partita in vita mia, la storia della valigetta è pura invenzione. La verità è che ci sono presidenti con comportamenti da censurare per il troppo amore verso la squadra».

Cioè?
«In Italia non c’è cultura sportiva, esiste solo l’esigenza di accontentare i tifosi che non riconoscono i meriti di chi investe nella società. L’unica possibilità contemplata è la vittoria: c’è chi commette cretinate per raggiungerla».

È difficile convivere con un presidente mediatico come Ferrero?
«Si prende lui tutta l’attenzione e io sto più tranquillo. La verità è che lui vive la città, io arrivo a Genova 10’ prima della partita e me ne vado 10’ dopo la fine».

Lei che spesso si esibisce alla Ca- pannina, quale canzone dedicherebbe al presidente della Samp?
«Gli canterei con ritmo rap “che il riso è cotto”. In tv una volta rispose “ha da coce sto riso” a Gasperini che gli aveva detto “correte o vi prendiamo”».

A Galliani cosa canterebbe per fare pace?
«Invece di “canzoni stonate”, “decisioni stonate”».

Come vedrebbe Balotelli, ai margini del Liverpool, nel Genoa?
«Anche mio figlio me l’ha chiesto. Ma Mario ha uno stipendio che non possiamo permetterci. Se accetta di guadagnare moooolto di meno allora…».

Un ritornello per il prossimo campionato della sua squadra?
«Siamo ancora qua, eh già».

Il Corriere della Sera (M.Colombo)

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