Gazzetta dello Sport – Luis Enrique: “Non siamo inferiori”

«Aò, se vede che è tornato DiBenedetto…», mormora sconsolato un tifoso romanista uscendo dalla tribuna. Be’, in effetti il presidente della Roma — appena tornato dagli Usa — cuce il presente al passato che aveva lasciato. L’ultima partita vista era coincisa proprio con l’ultima sconfitta della squadra di Luis Enrique, battuta a Firenze 3-0. Era il 4 dicembre e da quel momento la Roma ha infilato una filotto costruito con un pari (proprio con la Juve) e 5 vittorie (Coppa compresa), fino a schiantarsi ieri contro i bianconeri.

Nervosismo
Forse per questo Lamela prima – espulso («ma Chiellini l’ha provocato», dice Pjanic») – e Luis Enrique poi, sono apparsi nervosi. Ma al giornalista che gli chiede se la squadra avesse accusato un problema psicologico il tecnico ride in faccia: «Ho solo visto la mia squadra timorosa nel primo tempo, senza cattiveria e convinzione, ma è andata meglio nel secondo. Quello che ho visto è più o meno ciò che voglio, ma il risultato è brutto. Quando finisce così, il possesso palla sembra una merda, però non ho notato una squadra molto inferiore alla Juve, che è fortissima. Insieme al Milan hanno qualcosa in più. In partite come queste i dettagli sono fondamentali, ma ho fatto i complimenti ai ragazzi. Guardiamo già avanti. Dobbiamo lavorare, però credo che siamo sulla strada giusta. Lamela? Non ho visto, mi dispiace se ha avuto una “risposta” brutta. Il calcio è uno sport di contatto, qualche volta ci sono giocate così. Ora però ci aspetta il Bologna e ci dobbiamo rialzare. Comunque, non sono pentito di aver dato via Borriello».

Baldini & De Rossi Il d.g. Baldini analizza con serenità. «Era un test per vedere a che livello siamo. L’approccio è stato timoroso e la Juve ha meritato, trarremo le lezioni del caso. Ma dopo i gol la squadra ha ricominciato a giocare, non c’è stata sudditanza psicologica. Certo, in certi reparti bisognerà aggiungere qualità. Fisiologicamente subiremo sempre occasioni da gol, ma se sapremo giocare più a memoria, saranno maggiori quelle che creeremo. Lamela? Al di à del codice etico, sono cose che non aiutano. Rivedremo le immagini e, se occorrerà, ci faremo sentire (multa, ndr)». Titoli di coda su De Rossi. «Il manager Berti è un osso duro. È una partita da giocare: abbiamo parlato tanto e parleremo. Le cose sono ormai delineate, non credo ci sarà da aspettare molto». Impressioni? Firma in arrivo, ma alle condizioni dell’azzurro. Come dire, un modo agrodolce per consolarsi dalle amarezze di Coppa.
Gazzetta dello Sport – Massimo Cecchini

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