Garcia passa liscio: «Le scuse? Inutile pensare al passato»

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La Gazzetta dello Sport (D.Stoppini) – Ci vuole coraggio pure per fare un gol, ancor di più per chiedere scusa. Perché solitamente è molto più semplice allargare il gioco o cercare un compagno, piuttosto che tirare in porta. Ecco, Rudi Garcia ha preferito non calciare: via, l’azione ricomincia, sarà per la prossima volta. Niente scuse dopo il 6-1 di Barcellona. Eppure l’assist era perfetto. Eppure le parole di due giorni fa del d.g. Mauro Baldissoni invitavano il francese a un tap-in facile facile. Ma, ha detto Garcia, «non serve a nulla tornare su quella partita. I tifosi presenti a Barcellona erano delusi come noi. Io guardo sempre al futuro. E il futuro è l’Atalanta, non c’è tempo per piangersi addosso, siamo dei combattenti».

REJA TABÙ – Garcia ha tenuto il punto. E con l’evidenziatore si è messo lì e ha rimarcato, quando gli è stato chiesto se si sentiva responsabile del k.o.: «Siamo tutti responsabili. Ma dall’inizio della stagione abbiamo sbagliato solo il primo tempo di Borisov. A Barcellona potevamo segnare tre gol in più, come pure subirne tre di più. La squadra ha personalità, in quel contesto era dura trovare una spinta per lottare, ma è falso dire che siamo entrati in campo già battuti. La nostra fase difensiva? Quando tutti si impegnano, abbiamo dimostrato di saper restare imbattuti. Però ricordo che siamo in corsa per tutti gli obiettivi. E siamo arrabbiati». Magari basterà questo a vincere un altro derby. Di là c’è Edy Reja, tecnico che l’ha sempre fermato sul pareggio all’Olimpico: prima con la Lazio (0-0 il 9 febbraio 2014), poi con l’Atalanta (1-1 lo scorso 19 aprile). Tecnico con il quale litigò furiosamente a distanza: altra conferenza stampa, febbraio 2014, di mezzo una frase sballata di Reja («Spero che prima del derby si infortuni qualcuno della Roma») e una replica decisa del francese, del tipo «Si ricordi che noi allenatori siamo educatori, se in pubblico dice quelle cose chissà cosa avrà raccontato nello spogliatoio…». Quel giorno ebbe coraggio, Garcia. Era il dominus di una Roma ai suoi piedi, ora l’aria intorno a lui è cambiata. Ma in fondo l’ha detto lui stesso: «Costruire sulle ceneri è facile, confermarsi è più difficile». Proprio vero.

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