Gabrielli, prima apertura per i tifosi: «Le barriere in curva vanno eliminate»

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Corriere della Sera (L. Valdiserri) – «Credo che le barriere all’interno dello stadio Olimpico debbano essere eliminate, ma per farlo bisogna che le persone rispettino le regole. Le barriere sono una triste medicina rispetto a una malattia che dobbiamo cercare di debellare. Io spero che questo percorso intrapreso porti a una fruibilità diversa delle curve e credo ci siano tutte le condizioni, ma, come in tutte le cose, bisogna avvicinarsi da entrambe le parti». Tra le righe, c’è molto. C’è la prima apertura a chiare lettere del prefetto Franco Gabrielli per il ritorno alle curve senza divisioni. C’è il lavoro che è stato fatto, soprattutto dalla Roma, per cercare la soluzione di un problema grave nelle forme e nei contenuti. C’è la speranza che si esca dalla logica del «muro contro muro». Il prefetto Gabrielli ha parlato a margine della presentazione del dossier olimpico per i Giochi 2024, sede ufficiale e di grande visibilità. Nei giorni scorsi era stato siglato un accordo tra Roma, Lazio e Coni, in cui il Comitato per l’ordine e la sicurezza ha aperto a un nuovo pacchetto di disposizioni: meno poliziotti all’interno dell’impianto, più steward che si occuperanno dei controlli prima e dopo i tornelli d’ingresso (l’ordine pubblico interverrà solo nell’area di prefiltraggio per le ispezioni antiterrorismo), abolizione del Daspo per il cambio di posto all’interno di un settore, aumento dell’importanza dello Slo (Supporter Liaison Officer) che svolgerà un ruolo di intermediazione tra tifosi e forze dell’ordine. La Roma ha incaricato di questo ruolo Sebino Nela e la scelta non è stata casuale. Parlare di «curva» non è corretto, perché al suo interno ci sono tante anime e nessuna può decidere per tutte le altre. Però è chiaro che servono figure riconosciute per poter almeno avviare un dialogo. Ieri sera la Sud era piena ma gli ultrà hanno tenuto a sottolineare che quella «non era la vera curva». Però qualcosa si è mosso e (quasi) nessuno ha interesse a vedere gli stadi vuoti. L’importante è che quei pochi non abbiano la possibilità di radicalizzare la situazione perché non migliori.

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