Frattarelli a PR: “La preparazione a Trigoria non ha una correlazione con gli infortuni. I campi possono essere un fattore di rischio ma non il principale”

Pagine Romaniste (E.Bandini) – Daniele Frattarelli, preparatore atletico, riabilitatore funzionale e product specialist della MotusTech, ha rilasciato alcune dichiarazioni ai nostri microfoni. L’esperto di riatletizzazione da infortuni post-fisioterapici e del riequilibrio funzionale ha parlato dei numerosi guai muscolari che hanno colpito la Roma nelle prime giornate di campionato. Queste le sue parole:

Si possono prevenire tutti questi infortuni?
Spesso e volentieri adesso ci si è spinti, a livello di misurazione nel mondo del calcio, verso una misurazione della componente aerobica primaria. Non a caso, parlo per dati oggettivi, due settimane fa sono stato ad un convegno del CONI sul recupero degli infortuni post-traumatici da lesione muscolare fino ad arrivare a parlare del crociato, che poi è l’infortunio che succede più spesso. Non farò il nome, ma un ex preparatore atletico/fisioterapista di una società di Serie A ha detto che la loro valutazione per il return to play, cioè il ricominciare l’attività in campo, lo fanno tramite dei test aerobici. Utilizzano i dati presi in precedenza dal GPS e in base a quello decidono se un giocatore può rientrare o no. E’ giustissimo ma, io non so se oltre a questo fanno anche degli altri tipi di valutazione, basare tutto su una componente aerobica che è il risultato di tanti fattori non è del tutto sicuro. Faccio un esempio banale, tu puoi corre da un punto all’altro in 10 secondi ma ci puoi correre totalmente storto o con una gamba sola. Se prima ci mettevi 10 secondi e adesso anche non è sufficiente per dire che tu possa tornare. Ovviamente non voglio pensare che sia così superficiale la valutazione, sicuramente c’è qualcos’altro ma anche l’arrivo della tecnologia GPS ha un po’ sderagliato tutto. Vogliono fare tutto con questo e secondo me è come misurare la temperatura dell’acqua con il righello, è difficile. Per me parte tutto da qui, da una valutazione che ovviamente va fatta a livello individuale. Mi rendo conto che per questioni economiche, di spazio, di costi e di tempi un giocatore non si può allenare con un solo preparatore. La differenziazione dell’allenamento è alla base di tutto. Non a caso le incidenze dei traumi sia muscolari che dei crociati sono su dei giocatori che giocano sulle fasce che hanno magari un maggior dispendio energetico.

Perché avvengono tutti questi infortuni? Tu che cosa faresti per evitarli?
La risposta io non ce l’ho, ma come io non ce l’ha nessuno. Ti dico che alla base però ci deve essere una costante valutazione e non soltanto ad inizio anno dove faccio dei test, raccolgo dei dati e poi li metto a parametro solo se uno si fa male. Questi test devono essere verificati in maniera costante all’interno di tutta la stagione calcistica, perché se c’è uno squilibrio tra muscoli agonisti e muscoli antagonisti o tra arti controlaterali, arto destro e arto sinistro, tu visibilmente ad occhio nudo non lo puoi vedere. Puoi avere il giocatore più preciso, più perfetto e non lo puoi vedere. A lungo andare quello squilibrio crea alla fine l’infortunio. Ma prima di questo c’è un’altra cosa a monte che è la valutazione posturale. Ti faccio un altro esempio, quest’anno ho valutato un giocatore di Serie B. Ovviamente tutti i test a cui l’ho sottoposto l’aveva già fatti, li conoscevi. Fatta un’anamnesi posturale, evidenziandogli delle piccole carenze su delle compensazioni, che avrebbero potuto indurlo a dei traumi, lui mi ha detto che nessuno gli aveva mai detto queste cose. Io gli ho dato dei fattori di rischio, non gli ho detto che così avrebbe risolto ma che era soggetto a questo tipo di cose. La prevenzione quindi la possono fare tantissimi altri miei colleghi. C’è da capire se non la fanno. Di solito dopo le pause per le nazionali ci sono diversi infortuni e quindi probabilmente nel globale c’è qualcosa che non va.

La preparazione atletica estiva quanto è fondamentale?
Purtroppo con il calcio di oggi è alla base, è il punto cruciale. Perché le partite sono sempre più ravvicinate e i giocatori fanno sempre meno sessioni di allenamento. Quindi paradossalmente si allenano di più i giocatori che non giocano rispetto a quelli che giocano. E’ vero che la partita è un allenamento, anzi come sforzi da test valutabili ha un’importanza maggiore rispetto all’allenamento, ma c’è un’età dove la partita è l’allenamento ed un’età dove per fare la partita c’è bisogno dell’allenamento. Questo, rapporto al professionismo dove ovviamente l’età ce l’hanno, significa che tu non puoi non allenarti più perché devi giocare. Perché se non ti alleni e giochi solo poi ti infortuni. Ormai ci si allena sempre di meno, dopo la partita si fa scarico, la mattina si va in palestra a fare scarico muscolare. Che poi io vorrei sapere cosa significa scarico muscolare, se me lo spiegano scientificamente ne sarei felice. Va bene fare dei lavori di prevenzione, va bene fare il riposo, che è importante tanto quanto l’allenamento, ma quando ci si allena ci si allena con i carichi appropriati e con i giusti sforzi. I giocatori di calcio, come categoria d’atleta, purtroppo sono sempre meno predisposti al lavoro e quindi già loro si danno la zappa sui piedi. Se vedi gli infortuni ci sono in tutti gli sport ma caso strano nel calcio sempre di più. E caso strano i giocatori che non si infortunano o meno frequentemente sono quelli che hanno più mentalità. Alla Roma per esempio Kolarov a 33 anni non ha mai un problema, ha giocato con fastidi muscolari o con dita fratturate senza alla fine stare fermo. Perché? Qui subentrata un altro aspetto fondamentale, la vita di ogni singolo calciatore, quello che fanno nella vita privata o come si allenano. Ormai quasi tutti hanno un personal trainer e magari l’incompetenza sta più fuori che dentro al centro sportivo. Tu ti affidi ad una persona, che ti dice di fare determinate cose, e magari lui non è in stretta correlazione con il preparatore della società, che magari neanche vogliono che i giocatori si allenano fuori. Quindi non si dicono niente, non comunicano e a quel punto ecco che arriva il sovraccarico di lavoro ed il trauma.

La Roma nelle ultime due stagioni ha svolto la preparazione atletica a Trigoria, lavorare con 35°-40° gradi può spostare determinati equilibri? E’ un caso che dopo queste due preparazioni sono arrivati tutti questi infortuni?
Il discorso della temperatura va preso con le pinze. Se tu devi fare uno sforzo fisico a 35° rispetto a 17° è ovvio che si è più predisposti a farlo a 17°. Il discorso della preparazione fatta fuori è più un discorso di aggregazione del gruppo e di distaccamento totale da quello che è la vita quotidiana. Vai fuori così ti stacchi dalla tua routine. Il fatto che la preparazione ultimamente sia stata fatta a Trigoria per me non ha una correlazione con gli infortuni.

Allenarsi su determinanti campi di gioco invece?
Può essere un fattore di rischio, si possono aumentare le probabilità di incidenza ma per dei numeri così elevati non è sicuramente questo il problema primario. E’ come se qualcuno ti sta indicando la luna e tu ti fermi a guardare il suo dito. Dobbiamo andare un po’ oltre. Va bene, andavano cambiati i campi a Trigoria, se l’hanno fatto è perché hanno ritenuto che andasse fatto. Ma questi non sono infortuni dovuti ad esempio ai campi troppo duri o troppo scivolosi o magari per le buche. Se questo avvenisse su trauma diretto con un giocatore che prende una buca e c’è la lesione muscolare allora siamo d’accordo. Ma purtroppo non avviene mai così o per lo meno per quello che ci raccontano a noi non avviene mai così. Questi infortuni sono sempre successivi e spesso e volentieri nei primi minuti di gioco di una partita. Questo è un altro fattore che va tenuto in considerazione: quanto tempo passa dalla fine del riscaldamento all’inizio della gara? Circa 20 minuti. Un soggetto può stare tutto questo tempo senza fare una riattivazione di nessun genere? Che si scaldano a fare se poi stano fermi tutto questo tempo? Il muscolo ha bisogno di una riattivazione. Fatto sta che Cristante al sesto minuto di gioco si è infortunato. Ovviamente può essere tutto casuale però quando i casi cominciano ad essere diversi bisogna farsi una domanda.

Prima hai detto che i giocatori negli ultimi anni giocano spesso. Fonseca ha detto esattamente la stessa cosa prima della gara contro la Sampdoria: tutte queste gare stanno ammazzando i grandi giocatori…
Allora a questa domanda ti possono rispondere sì o no. Allora sì nel senso che oggettivamente si stanno mettendo, per diritti televisivi, più partite ad orari scaglionati durante la settimana e questo può essere una causa degli infortuni. Ci sono numerose partite anche con tutte le nuove competizioni che sono arrivate. Ma le partite le giocano tutti in tutti i campionati. Il vero problema è relativo a cosa fare nel fasi in cui non si gioca. Alla fine vince chi riesce a fare meglio il lavoro tra una partita e l’altra. La vera differenza adesso, in termini di preparazione, sia proprio qui, nel saper gestire il lavoro e nel non aver paura di utilizzare dei carichi di lavoro o degli sforzi anche submassimali tra una gara e l’altra. Si usano le rose così lunghe apposta. Perché se un giocatore ha bisogno di recuperare deve recuperare. Il turnover e simili sono tutte cose sensatissime. Io dico semplicemente che se un giocatore allora si deve allenare, se quel giocatore è stanco perché dei dati numerici dimostrano che in quel momento è stanco e non può giocare allora non deve giocare. Questo è un campo delicato perché spesso e volentieri se un giocatore è a rischio di non giocare alla fine giocherà lo stesso e si farà male ugualmente. Infortunio chiama infortunio. Logicamente poi alla fine farai sempre meno turnover e sempre meno rotazioni, i punti iniziano a mancare e a fine anno vengono tutti giudicati dal se hai vinto o se hai perso. Non c’è mai una classifica che dice quanti infortuni hai avuto, nel calcio vince chi fa più punti.

La Roma negli ultimi anni, oltre a cambiare molti allenatori, ha cambiato anche diversi preparatori e metodi di lavoro. Alla fine tutto questo quanto può influire sulla squadra?
La Roma sono anni che soffre di questa problematica. Già diversi anni fa questo tema era caldo tra noi addetti ai lavori, se ne parlava spesso. Anche un mio collega, Claudio Spicciariello, che si occupa della prevenzione degli infortuni alla Lazio, fu interpellato su questo tema. Ogni preparatore e ogni allenatore ha la proprio metodica. La Roma ha cambiato tanti allenatori che si sono portati tanti preparatori. Ad esempio, se io prediligo un allenamento con sovraccarichi/pesi e poi arriva un altro allenatore che usa il TRX e l’allenamento funzionale e poi dopo ancora ne arriva un altro che rimette i sovraccarichi è ovvio che il muscolo soffre. Il muscolo ha bisogno di tempo per adattarsi. Se tu per un anno non l’hai fatto lavorare con dei carichi submassimali e l’hai fatto lavorare in elasticità e gli rimetti uno stimolo così forte è ovvio che gli devi dare tempo. Quindi dovresti iniziare la preparazione un mese prima per fare solo questa parte qui.

Ha parlato dell’infortunio al crociato. La Roma negli ultimi anni ne ha avuto ben 17, perché l’infortunio al crociato è uno dei più comuni?
E’ opportuno che si inizi a fare uno studio scientifico sul perché solo in questo sport ne avvengano così tanti. Dalla mia esperienza, lavorando con i riabilitati di crociato, so che la prima domanda che mi viene posta è: “Quando posso ritornare a giocare?”. La mia risposta è “non te lo so dire, quando i dati mi diranno che tu sei pronto ritornerai in campo” perché è vero che si parla di sei mesi, ma rappresentano il tempo fisiologico (magari anche 5) per cui una struttura come una ricostruzione del crociato venga assorbita e accettata dal corpo. Sono dei tempi fisiologici, chi dice di farlo prima non è bravo, è solo un incosciente. E se gli va bene non è stato bravo, ma è solo fortunato. La lesione del crociato avviene perché il calcio si è spostato in una direzione sempre più fisica e muscolare. Quando si lavora con dei muscoli, bisogna sapere che il muscolo è una vera e propria macchina e va saputa guidare. Se aumentiamo i cavalli ma non supportiamo adeguatamente con i freni, poi alla lunga la macchina schianta. Si tratta del rapporto tra muscoli agonisti e antagonisti. Si vedono dei giocatori con dei quadricipiti immensi, ma si tiene conto del rapporto tra quadricipite e flessori della coscia? Sarei curioso di valutarli e di vederli, è vero che bisogna avere una gamba tozza, ma bisogna avere un bicipite – e quindi un freno – in grado di supportare una frenata di tutto quel carico. Con un quadricipite così grande, quando si va a frenare, ci sarà bisogno di un intervento del bicipite maggiore perché i flessori della coscia tengono in sede il crociato. I bicipiti vanno allenati, non bisogna avere paura. Solo che il lavoro sui flessori non è così facile perché il giocatore quando si allena tende a fare 2-3 serie in più di quadricipite perché vogliono sentire la gamba piena per avere più sicurezza. Dietro lavorare invece, dà una sensazione di fragilità. La prevenzione verrà fatta perché sono certo della professionalità, ma vorrei più attenzione su questi aspetti ovvero trauma muscolare e crociato. Una volta dopo l’infortunio al crociato si smetteva di giocare, oggi si torna in campo dopo 5 mesi, qualcuno ha sbagliato quindi. La scienza dice che per un recupero totale del crociato ci vogliono due anni. Ovviamente non si può fare, anche se non sono totalmente d’accordo perché se ragioniamo così non giocherebbe più nessuno, però dal punto iniziale a fare una gara a chi torna prima non è la strada giusta. Un giocatore che è infortunato deve avere la calma, insieme allo staff, di preoccuparsi del recupero dell’infortunato. Altrimenti l’infortunio genera infortunio, ci deve essere equilibrio.

Sull’infortunio di Zappacosta…
Zappacosta, nonostante io non conosca la situazione in specifico, durante il riscaldamento ha accusato un dolore al soleo della gamba sinistra. Il ginocchio operato è il destro. Questo secondo me ha una stretta correlazione perché il giocatore che ha un trauma muscolare cambia la sua impostazione posturale. Anche se a occhio nudo non si vede il giocatore caricherà diversamente il proprio corpo nelle azioni. E se il giocatore stava per tornare in campo significa che a livello prestazionale già aveva superato i test aerobici. Significa che ha sovraccaricato a destra. Un giocatore deve sempre avere il tempo di recuperare. I dati per rimetterlo in campo dovrebbero essere oggettivi. Un preparatore dovrebbe avere il coraggio, anche se non è facile, di dire “Ti do l’ok quando questo numero mi dice che va bene”. La propria opinione conta, ma fino ad un certo punto. Se vogliamo fare differenza bisogna far parlare i numeri.

Tutto questo si può legare anche all’infortunio di Cristante?
Esattamente. Probabilmente ha creato una micro lesione. E’ un problema legato ad un aspetto posturale. Quando c’è un dolore quasi mai la sede del dolore è la sede del problema. Quindi per qualcuno che fa troppo c’è qualcun altro che fa troppo poco. Quando arriva un soggetto e mi dice “Mi fa male qui”, dopo aver fatto tutte le valutazioni del caso se queste mi danno esito negativo io non vado ad analizzare la parte dove sente dolore. Vado a vedere dov’è il problema, se voglio risolvere il dolore dove fa male probabilmente non arriverò mai a capo perché c’è qualcun altro che non sta facendo il suo lavoro. Questo è il mio approccio, questi dati non fanno stare sereni gli addetti ai lavori. Bisogna avere dei numeri che servono anche a tutelare gli addetti ai lavori. In un convegno che ho fatto si è parlato di un giocatore, riabilitato a Villa Stuart, che non aveva superato i canoni per poter rientrare in squadra. I preparatori, insieme allo staff medico, hanno deciso che se ne sarebbero occupati loro e c’è stata una recidiva. Dopo diventa un gioco di chi è la colpa, ma il gioco di che cosa? Cosa ci interessa a noi? Che i giocatori stiano bene e che ci sia continuità.

Quanto è importante finanziare le proprie strutture?
Credo che sia alla base. Si pensa di spendere troppo per investire su strumentazioni, staff preparati, aggiornamenti continui. Alla lunga sarà più vantaggioso investire perché tutte queste situazioni vanno ad aggravare sul bilancio della società, che magari deve far quadrare i conti come la Roma.

Stai sviluppando nuove tecniche d’allenamento?
Stiamo lavorando su una cosa nuova tramite la MotusTech. E’ una cosa innovativa che riguarda l’allenamento visuo-motorio. Ci si concentra tantissimo sull’aspetto muscolare ma non ci si allena mai a guardare. Non ti parlo di vedo bene o vedo male, ti parlo di cosa vede e cosa elabora il mio cervello. Purtroppo non posso dire di più, presto ne sentirete parlare. Qualcuno già lo utilizza, per esempio nel tennis viene utilizzato. Non a caso Berrettini sta avendo dei numeri impressionanti sicuramente per il suo talento, sicuramente perché è più facile lavorare su un atleta individuale ma lui è uno di quelli che sta facendo questo tipo di allenamento. Ti posso garantire che dati alla mano stanno dando dei risultati veramente importanti. Spero che ci sia l’opportunità di presentarlo presto a più persone anche nell’ambito calcistico.

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