In tanti non la presero benissimo quando Conte ha fatto sapere di non voler allenare la Roma. Disse che “non ci sono le condizioni” e una parte di ragione ce l’aveva visto che i giallorossi non lottano per lo scudetto. Fonseca, invece, le condizioni le ha accettate e per lui la Roma è stata l’Occasione con la maiuscola. Si trova a meraviglia, la squadra piace e soddisfa e sta mantenendo il patto: lottare per la Champions. Conte e Fonseca sono due allenatori diversissimi sia nella tattica che nella comunicazione: molto aggressiva quella di Antonio, più garbata quella di Paulo. Il marchio di fabbrica del pugliese è il 3-5-2 e le sue squadre mantengono sempre le stesse peculiarità : carattere, aggressività e, per le società che sceglie, con giocatori di ottima qualità . Fonseca ha mollato l’ostinazione al calcio spettacolo ed ha cominciato ad adattarsi ai suoi avversari. Col Verona possesso palla basso e in questo modo non ha vinto soltanto al Bentegodi ma anche con Sassuolo, Milan, Udinese e Napoli, squadre di qualità diverse. Conte ha battuto la prima Roma di Garcia aspettandola quando tutti pensavano che avrebbe attaccato da subito. Saper cambiare è sintomo di intelligenza e il loro integralismo, semmai, è nel lavoro: grande personalità e sono due che non guardano in faccia a nessuno. Di cambi domani il portoghese ne farà pochi a meno che non sia costretto. Solo questa mattina verrano sciolte le riserve su Dzeko, ma filtra ottimismo. Differente la situazione di Kluivert che difficilmente recupererà . Lo scrive Il Messaggero.