Financial fair play. E ora Platini che farà?

Michel Platini UEFA

LA REPUBBLICA.IT (F. BIANCHI) – “Non voglio ammazzare nessuno”, ha confidato Michel Platini, stimatissimo presidente Uefa in corsa anche per la poltrona della Fifa. Fra un mese, o poco più, si capirà davvero se le sanzioni per chi ha sgarrato col ‘financial fair play’ voluto dall’ex campione juventino saranno severe. Platini ha avuto l’appoggio dell’Eca, European Club Association, sempre più potente. Ma il suo presidente, Kalle Rummenigge, si aspetta adesso che il Paris Saint Germain venga punito. Come noto, l’Uefa ha preso in esame i bilanci dei club che partecipano alle Coppe nel biennio 2011-’13: il deficit massimo consentito è di 45 milioni (più un bonus di 5, quindi in pratica 50 milioni). Escluse le spese considerate utili dall’Uefa (stadio, settore giovanile, eccetera): le posizioni dello Zenit San Pietroburgo e del Manchester City si potrebbe alleggerire. Ma per altri club la situazione è molto delicata: il Paris Saint Germain, ad esempio, usufruisce di una ingentissima sponsorizzazione, non consentita, dell’Ente del turismo del Qatar. Avrà il coraggio Platini di escluderlo dalle prossime Coppe europee? Per quanto riguarda i club italiani sono sotto esame le situazioni di Inter e Roma, che negli ultimi anni hanno chiuso in passivo e che in questa stagione non hanno fatto parte delle competizioni europee. La gamma delle sanzioni è vasta: si va, come detto, dall’esclusione dalle Coppe 2014-’15, sino allo stop dei contributi Uefa e al blocco del mercato (internazionale). Agli sceicchi dei Psg non farebbe certo paura se Platini non versasse più i contributi previsti dalle Coppe (una cinquantina di milioni di euro se vinci la Champions), ma un’esclusione non l’accetterebbero tanto volentieri. E si moltiplicherebbero le cause a livello internazionale. Ad aprile comunque sapremo.

Lo stadio della Roma: 100 siti per arrivare a Tor di Valle… Il 26 marzo la Roma, con il suo presidente Pallotta, presenterà il progetto del nuovo stadio di Tor di Valle al sindaco Ignazio Marino: c’è da dire che il club giallorosso ha fatto le cose con grande serietà. Sono stati presi in esame addirittura un centinaio di siti: poi è iniziato il lavoro di scrematura. Alcuni erano improponibili. Si è scesi così a 80, poi, piano piano, a 5,3, 1… E ora la Roma è pronta: Pallotta, che forse non conosce la burocrazia italiana, spera di poterlo completare nel giro di due anni, o poco più. Di sicuro la Roma si accollerà anche le spese di urbanizzazione della zona, perché il Comune di Roma è in bolletta. Sarà uno stadio modello, multimediale. Un progetto d’avanguardia ma molto complesso. La Casa della Roma. Il club giallorosso aveva già collaborato con la precedente amministrazione, quando era sindaco Alemanno, e ora sta lavorando con lo staff di Marino. Si è già a buon punto. Ora dovrebbe partire l’iter burocratico. La nuova legge sugli impianti, varata dal governo Letta, non dovrebbe aiutare molto la Roma: ma Pallotta è decisissimo ad andare avanti lo stesso, vuole che il suo club abbia sempre più visibilità internazionale. E il prossimo anno, con il ritorno in Champions League, l’avrà.

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