Eriksen, che shock: il cuore si ferma all’improvviso. Ora è fuori pericolo

La Gazzetta dello Sport – Valli a capire gli schemi della vita. Quelli che dietro un fallo laterale qualunque ti piazzano una trappola. Christian Eriksen si è fermato andando incontro a un pallone laggiù sulla fascia sinistra, perché lui è fatto così: non si spreca neppure un centimetro di campo. È il suo credo, filosofia di calcio vero, l’ha spiegata più volte: voglio essere sempre dov’è il pallone. E così, vagando alla ricerca di un gol o un’occasione da costruire, alle 18.42 si è ingobbito, finendo a terra da solo, vicino al compagno Maehle. Si è risvegliato dopo dodici minuti di buio, a torso nudo su una barella, intubato e immobilizzato. Senza capire molto. Di corsa, tra gli applausi dei suoi tifosi, passando sotto il settore riservato ai fan della Finlandia. Dallo stadio Parken al Rigshospitalet c’è quasi un chilometro di strada. Quando Chris arriva lì, il peggio è già alle spalle. I sanitari che lo soccorrono in campo iniziano un massaggio cardiaco. Poi un altro. Un altro ancora. Il Parken è ammutolito. Perché la testa corre verso pensieri cattivi. Passano i minuti, sembrano giorni o settimane. Lo schermo dello stadio blocca qualsiasi tipo di immagine, i compagni di squadra del giocatore bloccano qualsiasi tipo di intromissione visiva, perché anche il dolore merita un po’ di privacy. Passano dodici lunghissimi minuti. Eriksen apre gli occhi, finalmente. Un compagno se ne accorge e fa un cenno di sollievo verso la tribuna, che recepisce: parte un boato coinvolgente, che accompagna l’interista verso l’uscita del campo, dalla parte opposta.

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