È un terreMonchi: «Totti è la Roma, farà il dirigente e lo voglio accanto a me»

Leggo (F.Balzani) – «Voglio Totti al mio fianco, vicinissimo. Perché lui è la Roma e mi aiuterà a conoscerla». Da tempo un dirigente della Roma non faceva chiarezza su quello che sarà il ruolo del capitano dopo il 30 giugno, data della scadenza di un contratto da calciatore che non sarà rinnovato. Ci ha pensato ieri Monchi. Il nuovo ds che si è presentato alla stampa senza bizantisimi o giri di parole. Nemmeno sulla questione Totti che a Trigoria è stata già chiusa da tempo come conferma lo spagnolo: «Sono qui da una settimana e tutto quello che so è che è già stata presa una decisione, un accordo chiuso da diverso tempo in cui in questo anno finisce il suo percorso da giocatore della Roma per cominciare a lavorare da dirigente. Ora voglio guardare avanti e chiedo che Francesco sia il più possibile vicino a me per aiutarmi a imparare cosa è la Roma, perché lui è la Roma. Gli chiedo che mi stia vicinissimo se lo vorrà e se riuscirò a imparare solo l’1% di quello che lui conosce della Roma mi potrò ritenere fortunato». Totti conosceva già il senso del discorso. Glielo aveva anticipato lo stesso Monchi prima della conferenza. Ma se resterà da dirigente o no lo dirà solo a fine campionato. Tra soli 25 giorni, quando si chiuderà l’era più importante della storia giallorossa.

Eppure le parole dello spagnolo hanno generato un effetto a catena: media esteri, canali twitter di club come Bayern Monaco o Herta Berlino, addirittura la Cnn. Tutti hanno celebrato il “funerale” calcistico di Totti che pare inevitabile da settimane e non per volere di Monchi. In molti, invece, sono rimasti colpiti dal ds scelto da Pallotta per il dopo Sabatini. «Non sono qui per vendere fumo – dice – So che alla Roma potrò lavorare essendo me stesso. Credete che io sia venuto qui, lasciando casa mia, per non vincere? Sono una persona ambiziosa, anche se non mi considero il miglior ds del mondo, forse il più fortunato». E la Roma ha bisogno anche di fortuna dopo 9 anni di insuccessi: «La base è importante. Non ripartiremo da zero, qui si può sognare. So che sarà difficile colmare il gap con la Juve, ma non impossibile. Io vorrei la Champions per il prestigio, al denaro si può supplire con il lavoro. I soldi non sono tutto. Il problema non è vendere ma comprare male». Vedi Iturbe o Doumbia. Poi ammette: «Non esistono incedibili, saranno valutate tutte le offerte. Ma al collo non abbiamo il cartello “si vende”, ma quello “si vince”. A me piace lavorare con i giovani, ma non è un’ossessione. Kessie è una possibilità». Così come Pellegrini e Defrel (ieri sera Monchi ha incontrato l’agente dei 2). Poi altre questioni spinose. «De Rossi e la Roma vogliono la stessa cosa, dovremmo essere particolarmente imbranati per non continuare. Baldini? Non mi ha convinto lui, ma la Roma». Infine su Spalletti: «Tra i tanti pro nella scelta della Roma c’era Luciano. Vorrei restasse ma ora non possiamo distrarci. Io proverò a tenerlo, altrimenti capirò». Emery ha già capito.

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