È chance Schick

Corriere dello Sport (F.M.Splendore) – Dopo l’esordio giallorosso in campionato, prima assoluto e poi dal primo minuto, ecco il battesimo romanista in Coppa Italia per Patrik Schick. Che sarà subito da titolare, perché Dzeko riposerà (in panchina, alle prese tra l’altro con un’influenza blanda ma un po’ debilitante) e l’attacco lo guiderà lui, il ceco. Stavolta centravanti. Anche se il dibattito su ruolo non lo appassiona e per gli scordarelli, un po’ dei bei gol fatti alla Samp, Patrik li ha costruiti partendo proprio dalla fascia. L’ultimo – che coincidenza… – contro il Torino in campionato: era l’1-0, finì 1-1, un sinistro magico da fuori area imprendibile per Hart.

SBLOCCARSI – L’attaccante ceco ricomincia da lì. A caccia del suo primo gol con la Roma. Stasera Di Francesco valuterà quanti passi avanti ha fatto il suo giocatore nel percorso di inserimento dentro gli schemi. Altro passaggio cruciale che l’attaccante ceco conosce bene: «E’ chiaro che ho bisogno di impratichirmi nei movimenti dentro il gioco della mia squadra». Per adesso si vedono la tecnica, si vedono anche lampi di casse cristallina nel trattare il pallone, ma si vede anche una certa smania che non è mai buona consigliera. Senza il gol Schick sembra a volte preoccupato di far vedere quanto è forte. Perché lo è. Gli serve una rete per uscire da questo meccanismo psicologico sottile, per liberarsi. E’ chiaro che, Dzeko o no, i suoi gol mancano all’attacco giallorosso. Come mancano finora quelli di Defrel, sfortunato e infortunato. Sono le “assenze” che alimentano i nostagici di Salah (a buon diritto, bisogna dire, finora, numeri alla mano).

PAROLA DI CICCIO – Sbloccarsi stasera potrebbe significare guadagnarsi un ticket in campo anche per la maxi sfida di sabato sera con la Juve a Torino: a cui Schick tiene troppo, era bianconero a inizio estate poi iniziò la sua odissea e il problema fisico alla fine risolto. Ma a Torino lo mollarono. Dicevamo del dibattito sul ruolo: punta esterna o punta centrale? Perché Dzeko con quella mole, spesso induce in inganno, non essendo attaccante d’area e punto. Le sue migliori stagioni, Edin le ha fatte accanto a punte di razza come Grafite (Wolfsburg) e Aguero (City): lui appoggiava, svariava, segnava. Potrebbe trovare l’equilibrio giusto con Schick e creare una nuova miscela esplosiva nel calcio duttile di Di Francesco, che dal 4-3-3 si evolve. Ai Collari d’Oro del Coni, ieri, con i campioni del mondo dell’82 c’era Ciccio Graziani che prima ha scherzato con il premier Gentiloni di fede juventina («non riuscivo a trovargli un difetto e ora so che ce ne ha uno, è bianconero») e poi ha parlato della Roma, dei suoi attaccanti e della sfida alla Juve. «Sarà l’esame di laurea per i giallorossi – così Graziani che è anche una bandiera granata – Di Francesco è stato bravo soprattutto per un aspetto: entrare nella testa dei giocatori e convincerli a seguirlo. La Roma può competere per lo scudetto, è perfetta in difesa e a metà campo, qualcosa in più davanti va fatta. Dzeko? Voglio vederlo più cattivo, con quella mole può. E può segnare di più di testa. Schick? Può essere complementare ad Edin o alternativo. Li ho visti insieme, ma ci hanno giocato poco e devono affinare l’intesa lavorando in settimana come Eusebio starà facendo. Ora Schick deve capire Dzeko. Ci arriveranno e allora sì…».

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