Il Tempo (F.Cortina) – Chi non è ciociaro, chi non conosce l’ambiente di Frosinone e la toponomastica cittadina, resta perplesso mentre camminando si sente dire: «Ecco, lo stadio è qui dietro» e di fronte a sé però vede solo la facciata di uno, due, tre palazzi, diversi e così uguali. Eppure il «Matusa» è così, il campo sportivo della città, che dal lontano 1932 è il cuore pulsante della Frosinone sportiva, inghiottito negli anni dall’urbanizzazione del capoluogo. Il Comunale di Frosinone è questo: uno stadio con la città intorno. E chissà se qualcuno negli anni passati avrebbe mai immaginato che affacciato a quel balcone, di una casa comprata con tanti sacrifici, nel 2015 avrebbe potuto assistere ad una partita di Serie A, ad una partita del Frosinone in Serie A.
Ed ecco che allora vengono alla mente i ricordi più lontani: quelle partite negli anni ’30 in cui a Roma, al Campo Testaccio, chi era senza biglietto vedeva le partite appollaiato sul Monte dei Cocci. Oppure i punti strategici di Monte Mario che permettevano di vedere la partita nel vecchio Olimpico. Altri tempi, immagini di un calcio romantico che ormai tra Sky box, Spy Cam ed Area Hospitality dove magari degustare un finger food mentre ventidue atleti cercano di prendere a pedate un pallone, non si vedono più.
Immagini del genere si erano riviste al «Castellani» di Empoli o allo «Scida» di Crotone ed oggi la città di Frosinone ed il suo caro intramontabile campo sportivo, le hanno riportate in auge. La gara con la Roma ha acceso i riflettori su un amore incondizionato, che non conosce limiti d’altezza ed in cui i tifosi, pur di essere protagonisti, si affidano ad un fazzoletto di verde in cui i propri eroi in giallo canarino portano in alto i colori della città.
Settemila sugli spalti – a tanto aumenta la capienza dedicata ai tifosi del Frosinone – qualche altro centinaio con un posto in prima fila da casa, o magari dall’appartamento della zia, o di un amico. Se il calcio è soprattutto passione, se i diritti TV milionari (quelli per cui qualcuno disse che il Frosinone in Serie A sarebbe stata una sciagura) di fronte al diritto di un tifoso di trepidare per la sua squadra valgono nulla, il capoluogo ciociaro sabato ne è stato la dimostrazione lampante.
Uno stadio in mezzo la città ha i suoi svantaggi, e sono molti, ma di certo riesce a regalare emozioni che a volte neanche il Camp Nou evoca. Nel 2012 la EA Sports aveva colto per prima questa peculiarità del Matusa, nel lancio del videogioco Fifa 2012, con due ragazzini che correvano su un balcone che affacciava sullo stadio ciociaro per guardare la partita. Oggi, dopo Frosinone-Roma tutta Italia ne parla. Si deve un po’ di gratitudine a questa piccola grande città, che ancora una volta ha fatto capire a tutti, che un pallone che rotola, pesa più di ogni altro valore sulla bilancia del calcio.