Corriere dello Sport (J.Aliprandi) – C’è una frase incisa sul muro di mattoni rossi dell’Ibrox Stadium, accanto al busto di Bill Struth, che per i tifosi dei Rangers è un giuramento: “To be a Ranger is to sense the sacred trust of upholding all that such a name means in this shrine of football”. Essere un Ranger, cioè, significa custodire un’eredità sacra, difendere un nome che a Glasgow è molto più di una squadra. È identità, è fede, è memoria collettiva. E questa sera, in uno dei santuari britannici del football, toccherà alla Roma affrontare non solo undici uomini in maglia blu, ma un’idea: quella di un club che ha fatto del senso d’appartenenza una religione. Per i giallorossi sarà una trasferta nell’anima più autentica del calcio britannico, dove la passione si misura nel silenzio prima del fischio d’inizio e nell’urlo che accompagna ogni contrasto. Dentro l’Ibrox, tra i cori e il vento del Clyde, Gasperini e i suoi cercano risposte, punti e identità.

L’attacco è la chiave. Gasperini deve fare a meno di Dybala, Bailey e Ferguson, ma non può più permettersi di guardare indietro. Toccherà a Soulé e Dovbyk prendere per mano la squadra, trovare profondità e inventiva, trasformare le buone intenzioni in concretezza. Per l’ucraino quella di stasera sarà l’ennesima prova del nove, in Scozia dovrà dimostrare di essere il centravanti di livello acquistato dalla Roma per 40 milioni e capace di mettere una toppa alle numerose assenze di Gasp in attacco. Non segna un gol in Europa da oltre un anno: l’ultimo il 24 ottobre del 2024 nella vittoria contro la Dinamo Kiev. Poi nelle successive otto partite poca traccia di lui sia nel supporto alla manovra sia naturalmente in fase realizzativa.

Ecco, 378 giorni dopo, la Roma ha di nuovo bisogno di lui per dare una svolta alla classifica e trovare un successo determinante per evitare ulteriori complicazioni in vista della fase finale. È la prima volta in assoluto che i giallorossi affrontano i Rangers. Un debutto scozzese che sa di prova di maturità. Gasperini vuole ripartire dagli ottimi 35 minuti di San Siro, quando la Roma aveva mostrato intensità e coraggio, prima di smarrirsi ancora una volta sotto i colpi del Milan, ma anche i suoi. Servirà quello spirito, quella fame, per uscire dall’Ibrox con qualcosa in più di una semplice prestazione. Perché a Glasgow, davanti alla frase che accoglie ogni giocatore nel tunnel – “This is Ibrox” – la Roma è chiamata a dimostrare di essere all’altezza della storia che respira da quelle mura.