DiFra: “E ora penso a Kiev. Perché non puntare alla finale?”

Corriere dello Sport (G.D’Ubaldo) – E’ stata la sua notte, c’è molto di suo in questa vittoria storica. Eusebio Di Francesco ha tutto ormai per essere considerato un grande allenatore a livello internazionale. Questa qualificazione l’ha voluta, preparata, riuscendo a dare al Barcellona una lezione di calcio nell’arco dei 180 minuti. In cinque partite giocate all’Olimpico la Roma non ha preso un gol e ha affrontato avversari del calibro di Barcellona, Chelsea, Atletico Madrid. Quasi si commuove quando viene accolto in sala stampa da un caloroso applauso. L’allenatore della Roma spiega come ha costruito questa impresa: «All’andata avevamo disputato una buona gara, ma non bastava. Allora ho studiato un’altra partita e ho dimostrato che anche con tre difensori si può andare a prendere l’avversario dentro l’area».

IL MODULO – La scelta del 3-4-3 ha dato la possibilità a Schick di esprimere le sue qualità e a Nainggolan di fare l’attaccante aggiunto: «Abbiamo fatto giocare a Ter Stegen tanti palloni, non era mai successo. Così come non era mai successo che il Barcellona perdesse una partita in Champions. Io sono un pazzo, ma mi piace prendermi questo rischio. Con il cambio di modulo, se fosse andata male la critica mi avrebbe ammazzato, invece mi sono preso una grande soddisfazione». Ci aveva sempre creduto: «Avevo solo pensieri positivi e dopo la sconfitta con la Fiorentina ho preso sonno alle cinque del mattino e ho pensato a come vincere questa partita. Sono contento per tanti motivi. E’ nato un sistema di gioco, non una filosofia, che i ragazzi hanno sposato in pieno. E se a Barcellona, nonostante la sconfitta meritavano 6,5, questa volta meritano tutti dieci e lode».

A KIEV – Adesso Di Francesco guarda oltre, guarda lontano: «Per rilanciare il calcio italiano c’era bisogno di una squadra europea. Ma questa qualificazione non basta, non ci dobbiamo accontentare. Perché questa squadra dopo questa impresa non deve ambire ad arrivare a Kiev? Ora è questo il nostro obiettivo». Eppure la Roma stellare di Champions deve soffrire per difendere il terzo posto in serie A: «Queste partite hanno dato uno stimolo in più ai calciatori, ma anche all’ambiente. In questo dobbiamo migliorare, per arrivare a trattare le stesse partite con la stessa attenzione. Ora è giusto gioire, sono molto contento, ma sto già pensando al derby. E’ giusto che i giocatori festeggino, ci credevamo davvero. Ho abbracciato tutti, dicendo loro che domenica c’è il derby. Si guarda avanti, non indietro». De Rossi gli ha fatto i complimenti per aver scelto l’assetto tattico vincente: «Mi prendo complimenti e critiche. E ora non accontentiamoci. Abbiamo lavorato molto sulla capacità di essere aggressivi. Questo nuovo sistema di gioco ha funzionato, ma è la filosofia che ho trasmesso ai giocatori che mi rende orgoglioso, perché è nella testa che bisogna migliorare prima che nelle gambe. È il giusto premio al lavoro che stiamo facendo. Come festeggerò? Sono molto professionale, per me la serietà è fondamentale: festeggerò con i miei figli a casa e penserò al prossimo traguardo».

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