L’Espresso – DiBenedetto: “Vogliamo trasformare i turisti di Roma in tifosi. Il nuovo stadio? Spero di iniziarlo nel 2012”

Parlare con Thomas DiBenedetto è come fare gol alla Juventus di Giovanni Trapattoni negli anni Settanta. Il primo presidente statunitense nella storia della serie A, nominato martedì 27 settembre, è tanto catenacciaro all’antica quanto la sua As Roma si ispira al futbol bailado in stile Barcellona.
“Ho sempre cercato di non essere sui giornali. Non ho mai voluto usare la stampa per aiutarmi nei miei affari e sono cresciuto nell’investment banking, dove è meglio non apparire finché l’affare non è concluso“. E’ quanto si legge nell’intervista rilasciata dal nuovo numero uno della As Roma all’Espresso che sarà in edicola domani.
“Ho lavorato dieci anni per tre ditte di prestigio di Wall Street: Morgan Stanley, Salomon brothers e Allen & co. Poi mi sono messo – spiega – in proprio con la Olympic partners e mi sono dedicato all’immobiliare. Ho lanciato altre attività (Junction investors e Boston international group) ma, oltre alla finanza e al real estate, ho sempre desiderato occuparmi di politica estera. Così, a metà degli anni Ottanta, ho passato molto tempo in Unione Sovietica e poi in Russia, aprendo agli investitori occidentali la strada dell’Europa dell’Est”.
Come le è venuto in mente di investire in un paese che alcuni danno sull’orlo del default? “I problemi dell’Italia – dice DiBenedetto – stanno nell’eccesso di burocrazia e nella legislazione del lavoro troppo rigida. Ultimamente si è aggiunta la crisi del debito. In Europa non avete gli strumenti finanziari. Neanche la Bce li ha, a paragone con la Fed. Il vostro punto di forza sono le condizioni delle famiglie, migliori che in altri paesi. Grazie a questo siete capaci di sostenere la crisi meglio di altri”, precisa.
Parlando del premier italiano: “Silvio Berlusconi ha avuto una carriera imprenditoriale di enorme successo ed è stato il premier più longevo al governo. Per ottenere questi risultati ci vuole un individuo di grande talento. Sfortunatamente, adesso è alle prese con altri argomenti. E qui mi fermo”.
E parlando della As Roma e del perchè gli americani hanno deciso di investire in Italia, il presidente del club giallorosso sottolinea: “c’è un genere di affari qui che sembra capace di sopravvivere a dispetto di quello che accade nel resto del mondo. Mi riferisco al turismo, all’industria del vino, a tutto quello che produce gioia e diverte la gente, come il calcio. La mia sfida imprenditoriale e’ trasformare i clienti affascinati dalla citta’ in tifosi di calcio. Per arrivare a questo dobbiamo concentrarci sul marchio e svilupparlo, naturalmente a partire dalle vittorie in campo. Roma è in una posizione unica. La Chiesa cattolica è stata costruita qui e questo è il centro dell’universo per 2 miliardi di persone che considerano un obbligo visitare la Città eterna prima o poi. Per arrivare a questo dobbiamo concentrarci sul marchio e svilupparlo, naturalmente a partire dalle vittorie in campo. Per ogni club ci può essere un modello di business che funziona, se il proprietario ha con il club lo stesso approccio che ha con la sua azienda”.
Quando gli chiedono in che condizioni abbia trovato la Roma, DiBenedetto dice e non dice ma il suo messaggio e’ chiaro. “Non abbiamo niente da guadagnare a parlare male di Rosella Sensi – replica – E qualunque cosa io possa dire suonerebbe negativa verso di lei (in seguito definira’ l’eredita’ ‘painful’, cioe’ penosa, ndr)”.
Di sicuro bisogna incominciare a vincere – conclude – e il nostro staff, con Luis Enrique, Franco Baldini e Walter Sabatini, è in grado di farlo“. “Poi, come dicevo, e’ fondamentale sviluppare il marchio attraverso il Web. Dagli Stati Uniti abbiamo portato a Roma gente con profonde radici italiane per investire sui social media e nel marketing di Internet. Una cosa e’ avere un’idea, e io ne ho molte. Un’altra cosa e’ avere le persone per metterla in pratica”.
Molti presidenti si lamentano degli ingaggi dei giocatori ma l’imprenditore americano, pur ammettendo che “sono una percentuale molto alta del bilancio”, si chiede: “il problema vero e’: troppo alti i salari o troppo bassi i ricavi? La priorita’ dei club italiani e’ aumentare le entrate perche’ il mercato dei giocatori e’ un mercato internazionale e i prezzi li fa il mercato”. E a tal proposito, DiBenedetto fa il punto sulla trattativa per lo stadio nuovo. “Con Gianni Alemanno abbiamo avuto una discussione molto propositiva – assicura – Il sindaco e’ totalmente al nostro fianco e adesso stiamo valutando le opzioni sulle diverse aree. Ci sono vari ‘developers’ locali che hanno espresso il loro interesse ad essere coinvolti con l’As Roma nell’operazione. Speriamo di incominciare presto e di essere i prossimi sulla strada che ha aperto la Juventus con grande successo. Il 2012 l’anno buono? Noi speriamo proprio di si’ ma bisognera’ che ci sia la collaborazione di tutte le forze politiche”.
L’Espresso

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