De Sanctis la mano del leader contro l’oblio

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Il Messaggero (S. Carina) – A Un calcio nel sedere da Totti e un «dai c…» rabbioso di Maicon. Sarebbe interessante chiedere a De Sanctis se negli attimi che precedevano il suo ingresso in campo col Barcellona, si è accorto di qualcosa. Chiamato all’improvviso a sostituire Szczesny, Morgan si è sentito nuovamente importante. Perché è inutile girarci intorno: soprattutto per un portiere, giocare è vitale. Un altro calciatore può ritagliarsi uno spezzone di gara, una manciata di minuti, contribuire alla vittoria o al pareggio con un guizzo di pochi secondi. Per un portiere non è così. O giochi oppure rimani a guardare. E per uno come Morgan non deve essere stato facile rimanere in panchina. Anche perché i discorsi che gli erano stati fatti prima dell’estate erano diversi. Poi è arrivato Szczesny, ribattezzato «Coso» dal web romanista che ancora trova difficoltà a pronunciare un nome che somiglia a quello di un codice fiscale. Una, due, tre prove convincenti e De Sanctis è finitoneldimenticatoio.

NUOVA CHANCE – Il calcio è crudele ma sa anche regalare un’altra chance. Sicuramente Morgan avrebbe preferito che non arrivasse per un infortunio del collega-rivalema tant’è, eccolo lì: alla prima occasione, di nuovo protagonista. Accolto dal boato dell’Olimpico, l’altra sera è sembrato impiegare qualche minuto per tornare il padrone dell’area. Perché De Sanctis è un leader nato, uno di quelli che a forza di urlacci riuscirebbe a spazientire anche il flemmatico Aldair. E invece contro il Barcellona per qualche minuto Morgan è rimasto in silenzio. Gli è servita la parata su Iniesta di piede per risvegliarsi dall’apparente torpore. E con quell’intervento sono tornate le urla: prima per Manolas, poi per Ruediger. Un’uscita nella quale ha perso il pallone, l’unico momento d’incertezza, azzerato dalla parata a terra su conclusione di Sergi Roberto. Il ko di Szczesny dovrebbe regalargli la possibilità di tornare ad essere titolare per almeno quattro gare, tre di campionato e una di Champions. Morgan sa di giocarsi molto, se non tutto. Riparte a 38 anni dal Sassuolo, all’Olimpico, proprio contro l’avversario che lo scorso anno azzerò in un’azione quanto di buono aveva fatto per un anno emezzo nella capitale. Un rinvio sbagliato, il gol di Zaza, imugugni. Lui si è sempremesso tutto alle spalle. Prima di approdare alla Roma confidò: «Vi accorgerete di che pasta sono fatti gli abruzzesi». Quattro partite per (ri) dimostrarlo e regalarsi, Szczesny permettendo, un futuro nuovamente da protagonista enon da spettatore

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