De Rossi. Occasione imperdibile

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Il Corriere dello Sport (E.Pinna) – Daniele De Rossi dovrebbe essere (è) una delle certezze di questi quattro giorni di stage. Come in una favola, s’è ripreso l’Amata che sembrava essere perduta, ha convinto il Re (il ct Conte) a concedergli la mano della Principessa, ha sconfitto i cattivi (la sorte, gli infortuni). In qualche maniera agevolato da… Spalletti, ma ci arriviamo. Un mese e mezzo fa sembrava fuori dall’Europeo, Conte non lo vedeva più – come Pirlo – nel progetto Francia 2016. Giocava poco, problemi al polpaccio da rasentare il mistero, fra febbraio e marzo, forma che stentava ad arrivare. Poi è successo di tutto. Gli infortuni di Marchisio e di Verratti hanno agevolato. Lui ha ripreso confidenza col campo, ha giocato le ultime cinque partite su sette incontri di A e come per incanto ha ritrovato se stesso, posizione in campo e… Nazionale.

VETERANO – La sua voglia di azzurro ha fatto molto in questa storia che sembra davvero avviata al lieto fine. Ha sempre tenuto molto alla Nazionale, Daniele, tanto da metterla sullo stesso piano della sua squadra di club, ininterrottamente la Roma da sempre ad oggi, da 16 anni in serie A. Si è presentato a Coverciano con numeri da leader in azzurro. In Francia sarà (scongiuri ammessi) la sua sesta grande manifestazione, tre Mondiali (uno vinto nel 2006, sugli altri due stendiamo) e due Europei, ai quali andrebbero aggiunte due Confederations cup (2009 Sudafrica e 2013 Brasile) che se pure non hanno lo stesso appeal fanno curriculum. Non solo, ma con 17 reti segnate in azzurro (uno ai Mondiali e uno agli Europei) è anche il giocatore di Conte con più reti (17, l’ultimo segnato contro la Bulgaria a Palermo, poi arrivò l’espulsione, la seconda con la Nazionale, che fece saltare la mosca a Conte), dietro di lui Pellé è distantissimo (4 reti).

UMILTA’ – Ma al Centro Tecnico federale alle porte di Firenze, De Rossi si è anche presentato rimettendosi in gioco, dote non sempre comune. Aveva solo da perdere, sembrava tagliato fuori ed invece era lì a giocarsi una possibilità. Ha saputo coglierla, nei test fisici è stato più che convincente, se è vero che nello yo-yo test ha messo in fila “ragazzini” come Cataldi, Bernardeschi e Zappacosta. Non è sembrato patire molto i carichi (notevoli) di lavoro di Conte, basati sempre sulla resistenza e la forza. In questo agevolato (come Florenzi e El Shaarawy) dalle metodologie di Spalletti, anche lui fissato su quei determinati tipi di lavoro. Ieri, nella parte tattica che ha riguardato sia la seduta della mattina, che quella del pomeriggio, Conte lo ha schierato nel 3-5-2 ora da centrale di centrocampo (i suoi “angeli custodi” nell’ordine: FlorenziBenassi, Florenzi-Giaccherini, Parolo-Giaccherini e Benassi-Soriano) ora da centrale di difesa, una duttilità che significa avere una carta in più in mano da giocarsi, visto che il ct pretende da ognuno la copertura di più ruoli. Sì, ora la Francia lo può aspettare….

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