De Rossi, fascia da Champions

Il Messaggero (M.Ferretti) – Per uno che ha esordito in Champions League, il teatro europeo è esattamente il suo habitat naturale. Occhio alla data: 30 ottobre 2001. All’Olimpico si gioca Roma-Anderlecht, sesta gara della fase a gironi, e al minuto numero 26 della ripresa, Fabio Capello decide di farlo entrare. Daniele De Rossi aveva 18 anni e spicci. E non aveva collezionato neppure un minuto con la maglia della Roma vera. Solo tanto settore giovanile, e non sempre da protagonista. Da quella sera sono passati sedici anni (scarsi) e altre 48 partite di Champions. E quel ragazzino biondo che esordì al posto di Ivan Tomic oggi è il capitano della Roma. E domani sarà, al centro del campo, a guidare i suoi compagni contro l’Atletico di Madrid. Lui, Daniele continua a dire che, di fatto, era già il capitano della Roma nella passata stagione, ma adesso, con Francesco Totti in giacca e cravatta in tribuna, lo è anche ufficialmente. E la novità, anche se parziale, c’è tutta.

PUNTO FERMO – Nonostante l’età e gli acciacchi, DDR continua ad essere un punto fermo della squadra. Non c’è più Luciano Spalletti, è arrivato il suo ex compagno Eusebio Di Francesco ma le cose non sono cambiate. C’è ancora lui, c’è sempre lui al centro della Roma. Se sabato si fosse giocato a Genova, probabilmente Daniele sarebbe rimasto a riposo per recuperare dopo le due partite di fila giocate con l’Italia; ma quando c’è di mezzo la Champions, la sua terra, non può mancare. E il francese Gonalons, non se ne abbia a male, dovrà aspettare un altro po’. Non sarà un impegno facile, quello di domani: l’Atletico è squadra maestra nel non farti giocare o nel farti giocare male. A centrocampo ci sarà bisogno di testa e gambe: De Rossi, di certo, ci metterà cuore, passione ed esperienza, specie nel confronto più o meno diretto con lo spagnolo Koke, affrontato qualche giorno fa in azzurro a Madrid. Non un dolce ricordo, ma quella è una cosa che appartiene al passato. La vita è adesso, canta quell’amico. Anzi, la vita è domani. DDR lo sa, come nessun altro.

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