Dietro la figura dell’allenatore grintoso e metodico, Gian Piero Gasperini nasconde un’anima profondamente legata alla natura e alla tranquillità delle colline piemontesi. A rivelarlo è suo figlio Davide, che in un’intervista rilasciata a La Stampa ha raccontato la passione del tecnico della Roma per il mondo del vino e la nascita del progetto familiare legato a Cascina Gilli, azienda vitivinicola di Castelnuovo Don Bosco. Ecco le sue parole:

La nascita di questa passione.

Sono sempre stato appassionato di tecnologia e marketing, ho lavorato per anni in varie aziende tra cui Jakala (che si occupa di analisi dati e mercato, ndr), ma c’era dentro di me qualcosa che mi portava a tornare alla terra. Questo desiderio si è concretizzato quando con mio padre abbiamo comprato questa cascina, un terreno con vigneti, noccioleti e prati. Non volevamo una casa “solo per le feste”, ma una vera attività da seguire con impegno”.

Il ruolo di Gian Piero è stato decisivo

Mio padre ha sempre avuto un legame profondo con la terra e con la qualità, anche se il calcio è il suo lavoro. Quando abbiamo iniziato con Cascina Gilli è venuto qui due anni prima e ci ha dato un grande sostegno. Per lui, lavorare in vigna è un modo per rilassarsi, quasi una terapia dopo anni di calcio ad altissimi livelli. A casa nostra il vino non è mai stato solo una bevanda, ma un valore da rispettare, mio padre spesso scherza dicendo che il nostro freisa lo porteremo un giorno in “Champions League”, come una squadra che cresce partita dopo partita. La Freisa è il nostro orgoglio: è un vitigno autoctono che rappresenta l’identità della nostra tenuta”.

Le difficoltà del settore

Il costo di fare agricoltura seria è molto alto. Abbiamo personale assunto regolarmente, seguiamo le vigne passo dopo passo. Quando penso che molti viticoltori ricevono meno di un euro al chilo per l’uva, mi rendo conto che è una battaglia quotidiana. Ma non vogliamo scorciatoie, la qualità è il nostro faro”.

Il legame tra padre e figlio si ritrova anche tra i filari

Mio padre trascorre molto tempo in vigna. Ha imparato a potare, legare le viti, seguire le operazioni più tecniche. È stato lui a dare l’input per questo progetto ed è sempre presente come figura di riferimento. Dopo la sua intensa esperienza sportiva, per lui la vigna è un luogo di equilibrio e serenità. Questo si trasmette a me, è una grande motivazione. Quando lui è qui, aiuta in cantina e questo ci fa sentire una squadra vera e propria”.