AS Roma Match Program (T.Riccardi) – Decise un Cesena-Roma di Coppa Italia. L’unico Cesena-Roma di Coppa Italia della storia. E non a favore dei giallorossi, ma della formazione bianconera. Quella fu la prima partita ufficiale di Carlos Bianchi, non un grande inizio per l’allenatore argentino che dopo qualche mese sarebbe stato esonerato per mancanza di risultati. La decise lui con una doppietta. Facendo quello che ha sempre fatto in carriera: gol. Tanti gol. In Serie A ne ha segnati 74, in totale più di trecento a vari livelli. È partito dal basso, dalla provincia che più provincia non si può. Lui è Dario Hubner, uno dei bomber più prolifici degli Anni 90, ma rimasto per scelta in squadre di provincia. Un antidivo, uno che non ha mai curato i capelli in un modo e la barba in un altro. È sempre andato in campo così come si svegliava. “A Cesena sono diventato un giocatore vero, poi ho girato tanto e mi sono tolto belle soddisfazioni”.
Se la ricorda quella serata di Coppa Italia?
“Segnai due gol alla Roma, eliminammo una squadra di Serie A mentre noi eravamo di B. Giocammo una grande partita. Come potrei dimenticarla? Non mi è capitato molto spesso di battere la Roma nella mia vita. Quella sera ci riuscimmo. E fu l’unica soddisfazione di quell’annata. Avevamo le potenzialità per vincere il campionato e essere promossi in A, finimmo col retrocedere in Serie C”.
Cesena è stato un capitolo importante?
“Importantissimo. Mi ha costruito come calciatore. Venivo dal Fano, dove avevo fatto un’esperienza bella con Guidolin e i tifosi della squadra, ma a Cesena ho fatto un salto di qualità sia come giocatore sia come categoria. Da lì è iniziato tutto”.
Da lì ha iniziato a far gol anche nei massimi campionati italiani.
“A Brescia ho segnato tanto, a Piacenza sono stato addirittura capocannoniere della Serie A con 24 gol nel 2002. Mi sono divertito, ho sempre vissuto il calcio con modestia e tranquillità. Ma se ho fatto belle cose lo devo a tante persone…”.
Ad esempio?
“I trequartisti, gli esterni offensivi, le seconde punte con cui ho avuto la fortuna di giocare. Uno di questi è stato Roberto Baggio, ma ce ne sono stati tanti altri”.
E tra gli allenatori?
“Sono stato guidato da una miriadi di tecnici diversi. E tutti con caratteristiche diverse. C’erano quelli bravissimi dal punto di vista tattico come Guidolin, Silvio Baldini, Novellino. Altri più capaci nella gestione del gruppo e nel saper motivare la squadra come Cagni, Sonetti, Mazzone, Bolchi”.
Il più bravo?
“Non c’è uno più bravo. Da tutti ho appreso qualcosa e tutti mi piace ringraziare. Non esiste l’allenatore perfetto. Ognuno ha le sue caratteristiche e le sue peculiarità come ho spiegato prima”.
Sono passati circa tredici anni dal suo ultimo campionato in Serie A. Quanto lo vede cambiato il calcio di oggi?
“Devo dire che ora si dà molta più cura ai dettagli. Quando mi allenavo io c’era l’allenatore, il vice, il preparatore atletico e quello dei portieri. Lo staff si limitava a pochi uomini. Adesso contano i battiti cardiaci, le palpitazioni, le calorie in eccesso. Sembrano dei robot su un campo di calcio. È tutto molto più attenzionato”.
Tanti calciatori di oggi sono anche divi o personalità di grande impatto a livello mediatico.
“Vero, per questo a volte noto compattezza nei gruppi di squadra. Vedo che talvolta alcuni giocatori vanno per i fatti loro, senza creare un’unità di intenti che è fondamentale per ottenere risultati. Anni fa andavamo a bere una birra la sera per conoscerci meglio. Oggi non succede. Ecco, se devo indicare una differenza sostanziale con il mio calcio, dico questa”.
Cosa crede di aver dato al calcio?
“Non lo so, ma mi fa piacere l’affetto dei tifosi che mi incontrano per strada. A distanza di anni mi ringraziano per il fantacalcio, per i gol che segnavo. Io ho sempre lavorato con serietà cercando di migliorarmi giorno dopo giorno”.
Dei bomber di oggi del campionato italiano chi apprezza?
“Ci sono stranieri molto forti come Dzeko, Icardi e Bacca che sanno fare gol in tanti modi. Ma voglio menzionare un giocatore italiano molto forte come Belotti. Non ha paura di niente, si butta su ogni palla e mi sembra anche un ragazzo umile”.
Oggi di cosa si occupa?
“Sto frequentando il corso di Coverciano per prendere il patentino di allenatore. Il calcio resterà sempre parte della mia vita”.