La Gazzetta dello Sport – De Rossi, tackle sulla Champions. Dalle lacrime del piccolo Totti al gol fallito da Erik Lamela

Bella faccia, da film western: barba corta, occhi azzurri, un po’ felino, un po’ sornione. Espressione di chi la sa lunga. Più attaccato alla verità, che alle formalità. Non sbaglia un tackle e nemmeno una dichiarazione. Daniele De Rossi rimane a parlare a lungo fuori dagli spogliatoi, parte dal rinnovo del contratto e arriva all’elenco dei tre calciatori che da soli risolvono partite.

Mai banale Di tutto, insomma. E per ogni cosa che dice, pare che si crei un solco tra le sue frasi e quelle dette prima. Come quando dice: “Non è vero che il mister non guarda la classifica. Certo che la guarda anche lui, ma cerca di fare un passo alla volta, per riuscire ad andare avanti più serenamente. Noi dobbiamo avere sempre chiari i nostri obiettivi: senza obiettivi la Roma sarebbe una squadra morta. Per questo dico: puntiamo al terzo posto. Perché a parte le prime due, le altre si possono riprendere, a partire dalla Lazio e dall’Udinese“. Perché lui, in fondo, con queste frasi smentisce Luis Enrique, e con le prossime si dimentica pure di Totti: “Non è vero che la Roma perde solo senza di me, è successo anche con me in campo. A me non piacciono i salvatori della patria: non esistono giocatori che vincono da soli, se non quei due-tre che purtroppo non giocano con noi: Ibrahimovic, Cristiano Ronaldo e Messi“.

Senza schemi Di De Rossi si dice: sarà il capitano della Roma del futuro. E lui che nell’intervallo ha detto al quarto uomo “Il fallo di mano di Ferrario lo ha visto tutto il mondo” pure su questo affretta il passo: “Spero che il futuro arrivi presto. Ho firmato il rinnovo e credo nel progetto. Abbiamo Luis Enrique che ci trasmette positività, e questa è una grande cosa“. Poi, è il momento di fare il punto sulle partite perse e quelle vinte, in altalena. “Siamo abbastanza continui a vincere e poi perdere e a illuderci a volte di essere già una squadra fatta, pronta e poi invece a risvegliarci bruscamente la partita dopo: è una storia molto romanista. Non è il primo anno che succede: se fossimo stati continui in un senso o nell’altro avremmo una classifica diversa, ma nonostante tutto siamo ancora lì“. Infine, altri dettagli sul faticoso rinnovo del contratto. “Luis Enrique sapeva già in estate che volevo rimanere, così come De La Peña: avevano la mia parola, non avrei firmato per nessun altro club. Ma le vicende societarie hanno portato ad allungare i tempi: c’erano anche alternative allettanti, e ho dovuto prima fare chiarezza nella mia testa, per il prolungarsi della trattativa“.

Lui e dopo gli altri E così, quando senti parlare Juan, e poi Taddei, ecco che le loro dichiarazioni appaiono più leggere, quasi pronte a volare via. Ecco Juan: “La difesa ha trovato grande equilibrio, sono molto soddisfatto di questo. Abbiamo sofferto un po’ contro il Parma, ma se poi la sofferenza porta ad una vittoria, bene così. Ora pensiamo a Bergamo, e a portare a casa tre punti pure lassù“. E Taddei: «Siamo riusciti a fare risultato contro il Parma, che è una grande squadra, ma grazie ai tanti allenamenti in cui il mister ci chiede espressamente cosa vuole, siamo riusciti a crescere e a capire come portare a casa partite come questa. Marquinho? Come primo impatto è stato positivo, e si vede che lui si sente già a suo agio. Noi brasiliani gli daremo una mano. Sul rinnovo di De Rossi, che dire, è un talento che tanti club vorrebbero avere: meno male ce lo teniamo noi».

La Gazzetta dello Sport – Gabriella Greison

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