Corriere dello Sport (R.Maida) – Voleva la Champions, rischia la Conference. Ruzzolando dal programma di ritorno nei salotti buoni dopo due anni di inutili arrampicate, la Roma vede all’orizzonte l’ipotesi di uno sgradito debutto nel nuovo torneo intercontinentale dell’Uefa. Stavolta non si tratta di giudizi ma di numeri: facendo un punto in tre partite, la Roma è scivolata a -7 dall’Atalanta, a -5 dal Napoli e soprattutto è stata sorpassata dalla Lazio, che deve anche recuperare il match contro il Torino. Nel girone di ritorno c’è stato un cedimento strutturale – 14 punti in 10 giornate – che non può essere spiegato soltanto con la difficile gestione del doppio fronte.
[inline]
Fonseca parla spesso dell’importanza dell’equilibrio. Ma è la sua squadra a non avere equilibrio, né tattico né motivazionale. I risultati svelano l’inaffidabilità della Roma che fino a un certo punto, almeno, si accaniva sulle avversarie più deboli. Ora nemmeno più quello. Sono troppe le spie accese sulla macchina. Con 9 giornate ancora da vivere, e l’Europa League da giocare al massimo, quante squadre può scavalcare la Roma? Forse nessuna, se la regola dei due gol subiti diventa ineludibile. Parma, Napoli, Sassuolo: non c’è avversaria che fatichi a sgretolare la barriera argillosa davanti a Pau Lopez, scesa al nono posto nella classifica tra le difese del campionato.
[inline2]
C’è poi un altro problema, non meno penalizzante. Gi attaccanti della Roma in Europa funzionano ma in Serie A non segnano più. Dzeko è fermo al 3 gennaio, Borja Mayoral è rimasto al 31. E in generale nelle ultime 9 partite l‘unico gol delle punte è arrivato da Pedro a tempo scaduto, nella partita già vinta contro l’Udinese. Non puoi essere grande se non fai paura a nessuno.