Dal Verona al Palermo, ecco come Lucio ha portato punti e alimentato rimpianti

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Il Messaggero (A.Angeloni) – Cinquanta punti, come lo scorso anno, quando tu non eri un granché e la Juve scappava. Basta questo dato per accendere i rimpianti. Caro Spalletti, t’avessi incontrato prima. Sì, perché se questo mini-ciclo sotto la guida di Lucio, fosse cominciato prima, o a inizio stagione, forse staresti, cara Roma, insieme con le prime due, specie con quella Juve che, invece, nonostante lo striscione di quindici vittorie consecutive, di punti in meno della passata stagione ne ha tre. Ipotesi, chiaro. Ma molto vicine alla realtà. Sette partite con Spalletti in panchina, cinque vittorie, una sconfitta e un pari. Il pari all’esordio con il Verona e la sconfitta contro la Juventus. Poi, è cominciata la risalita, faticando, ma con i risultatati in spalla: successo con Frosinone, con Sassuolo, con Sampdoria, con Carpi e con Palermo. Vero, non contro squadroni, ma quando le cose non andavano la Roma non è stata in grado di battere il Verona ultimo in classifica. Per la prima volta la squadra di Spalletti è uscita dall’Olimpico senza prendere gol, prima volta nel 2016, ci è riuscita, in questo miniciclo di sette gare, anche contro il Sassuolo.

LA GIOSTRA DEL GOL – L’aspetto difensivo, passando dai tre ai quattro, pian piano comincia a reggere. L’attacco riprende quota. La Roma che ha battuto il Palermo è senza i nuovi acquisti (Perotti è entrato nel finale, assist gol per Dzeko). Quindi, quella squadra, nonostante qualche magagna (assenza di terzini affidabili), era in grado di fare più di quello che stava facendo. Sedici gol fatti nelle sette gare spallettiane, quindici su azione (Keita, su azione da angolo) segno che si comincia a giocare al calcio, che si riesce a rendere pratica un’idea di gioco.

MODULI E EDIN – Spalletti sta recuperando pian piano anche Dzeko, autore di tre reti nelle due ultime sfide di campionato. Contro il Palermo, Lucio ha creato un sistema di gioco che potesse valorizzare le qualità di Pjanic, trequartista e di Salah e Dzeko messi uno vicino all’altro. E’ vero, i due non sembrano Mancini e Vialli o Balbo e Fonseca, ma a Carpi assisti dell’egiziano a Edin, col Palermo il contrario, quindi giocando così l’accoppiata funziona. Perché Dzeko ritrovato diventa centravanti e uomo assist, alla Totti.

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