Corriere dello Sport (R. Maida) – Serve coraggio per batterli, ma serve anche bravura per segnarli. Bryan Cristante veniva da un rigore sbagliato, in campionato contro l’Udinese, eppure a Budapest è stato il primo a tirare e ha calciato il pallone dove era giusto indirizzarlo. Questione di carattere, insomma, ma anche di qualità.

Mourinho purtroppo, con Dybala, Pellegrini, Abraham e Matic già sostituiti, ha potuto proporre soltanto Mancini e Ibañez, e ha visto tanti occhi bassi tra coloro che avrebbero dovuto continuare l’elenco dei tiratori. Tanto è vero che come quarto rigorista si è offerto uno dei più giovani, Zalewski, con Belotti tenuto come ultimo rigorista. Cristante, invece, è l’unico giocatore della Roma ad essere uscito dall’Arena di Budapest senza troppi rimpianti: ha messo il corpo anche sul gol di Dybala, bloccando con un movimento furbo lo slancio di Rakitic che ha innescato l’idea intelligente in verticale di Mancini. In definitiva, della campagna europea conclusa con la delusione più cocente, Cristante è stato il principale pilastro. Perché nessun altro romanista ha giocato 15 partite su 15, dalla prima trasferta a Razgrad alla finale di Budapest. E’ partito sempre titolare esclusa la sfida di ritorno contro il Ludogorets all’Olimpico, nella quale comunque è stato schierato subito dopo l’intervallo.

Dopo aver passato tante estati da precario, spesso piazzato tra le riserve nei “campetti” estivi dei giornali, ormai ha conquistato tutti, compresa la Nazionale di Mancini. Per determinazione, carattere e anche tecnica è un centrocampista che piace a qualunque allenatore. E stasera spera di chiudere il campionato come l’ha iniziato: con l’unico gol della sua stagione, a Salerno, generò una vittoria incoraggiante. E forse illusoria.