La Gazzetta dello Sport – Perchè lo Stato è fuori dalle Curve?

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Prima di riprendere il tema, due premesse: 1) nelle curve, oltre che criminali patentati, abitano anche buoni cittadini; 2) i poliziotti che rischiano la loro incolumità per evitare disordini gravi, con uno stipendio ai limiti della dignità, hanno da parte nostra sostegno e convinta ammirazione. Ho ricevuto moltissime reazioni all’ articolo cui lei si riferisce. Ne traggo la convinzione di aver colto nel segno, anche se non ci voleva molto: la misura è colma da troppo tempo. Ho ricevuto anche reazioni sottotraccia, telefonate informali, all’insegna dello scaricabarile: il dirigente che addossa le responsabilità dell’esposizione alla gogna ai giocatori; il giocatore che rappresenta il pericolo fisico, in mancanza di gesti di genuflessione, di girare per la città, magari con mogli e figli piccoli; l’addetto ai lavori dell’ordine pubblico che ricorda i rischi di un approccio più duro al problema, cioè vere e proprie guerriglie urbane e vittime potenziali.

 

Tutto molto deludente e non a caso sommerso. Manca il coraggio civile di dire no a questo particolarissimo «pizzo». Manca il dirigente che si alzi in una pubblica assemblea di suoi pari e ammetta che l’etica e il clima negli stadi sono problemi urgenti ed emergenziali. Manca, salvo rarissime eccezioni, il campione che si dissoci da questi rituali oltre tutto contraddittori anche all’interno della stessa logica «machista» del tifo organizzato: da una parte l’ultrà medio pretende coraggio e sprezzo del pericolo, dall’altra esige che i suoi eroi siano ridotti a pecorelle belanti davanti al pastore dopo qualche sconfitta. E infine manca una direzione univoca dello Stato, ovvero delle direttive date alle forze dell’ordine.

 

Apprendiamo, nelle cronache di questi giorni, che il Ministero s’è innervosito dopo l’ultima gogna: non ne vuole più, guai. Ah, sì? Dopo averle suggerite, di fatto imposte per anni, come qualcuno ha opportunamente ricordato, «per evitare guai peggiori»? Una domanda, gentile Ministro dell’Interno: è vero o non è vero che la sua (e nostra) Polizia non si azzarda a entrare nelle curve che sono di fatto aree di extraterritorialità, abbandonate a un distorto autogoverno? Chi deve assicurare la certezza del posto in uno stadio? C’è forse una implicita trattativa Stato-ultrà, che riecheggia altre ignobili rapporti? Una risposta l’ha data l’altro giorno il campione del Mondo Marco Tardelli in un contesto solenne, un convegno all’Onu. Cito testualmente: «Non credo che riusciremo a cacciare i teppisti dagli stadi: nessuno ha la volontà di farlo. E le società spesso fanno finta di non accorgersi di nulla». Fuori di testa anche lui?

La Gazzetta dello Sport – F. Arturi

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