Come ballano i debuttanti

La Gazzetta dello Sport (F.Licari) – Sangue giovane e ancora un successo. Dopo il 2-0 all’Albania, indispensabile per la classifica, questo 2-1 in Olanda: noi superiori e comunque solidi e di carattere anche con l’innesto abbondante di «deb», cinque in totale, o forse grazie a loro; nipotini illegittimi di Cruijff allo sbando e avanti con l’orgoglio di non arrendersi ma poco altro. Per cui resta il solito dubbio: come leggere il successo? Potrebbe essere un’occasione un po’ persa, perché spingendo su intensità e velocità avremmo potuto schiantarli. O forse è la dimostrazione di una personalità crescente: Italia brava a gestire la sua superiorità pur rischiando oltre il lecito, soprattutto con un Dna che offre accoglienza e protezione ai nuovi arrivati senza accusare scompensi.

LE RISPOSTE – La risposta arriverà a settembre con la Spagna, ma intanto qualche indicazione sparsa non può essere trascurata da Ventura. E cioè che Verratti non è un «10» e il trequartista non è indispensabile se non hai quello vero. Che Donnarumma è l’alter ego di Buffon. Che Spinazzola può essere titolare sulla fascia già domani (nel giorno in cui l’Italia «acquista» Emerson). Che in difesa Rugani-Romagnoli devono assestarsi. E che per fortuna un certo Eder, spostato tra panchina e campo, non tradisce mai e meritava di far coppia con Belotti. L’impressione è che ne avremmo viste delle belle ma che l’appuntamento sia soltanto rimandato.

EQUIVOCO VERRATTI – L’Olanda non ha niente a che vedere con la sua storia, d’altra parte per il povero Grim inventarsi rivoluzioni non era possibile. Però in attacco non è malaccio, soprattutto Depay offre un’interpretazione moderna del centravanti di movimento e Promes fa bene a sinistra. Però siamo noi a concedere qualcosa e tutto sembra nascere dalla posizione di Verratti. Il c.t. insiste perché rimanga alle spalle di Immobile-Eder ma il parigino fa fatica, sente il richiamo della foresta, cioè del pallone, e tende ad arretrare per fare quello che sa: impostare basso. Sulla trequarti vaga invece tra le linee senza trovare posizione, spesso spalle alla porta: Strootman in versione centrale, appiccicato dietro, non lo fa respirare. Un paio di belle iniziative, diversi palloni fuori misura, persi, pericolosi. Se difesa a tre dev’essere, che sia 3-5-2 con Verratti «8» tra marcatura e impostazione.

CHE DONNARUMMA! – Non tutta colpa di Verratti, ma senza un play, e con De Rossi presto k.o., la manovra sembra più casuale del passato: conseguenza anche delle tante novità in poco tempo. Comprensibile. Meno comprensione merita invece la fatica nell’uscire palla al piede quando l’Olanda pressa alto: si vedono troppi errori, anche di Bonucci, e se ci fossero stati Diego Costa e David Silva avremmo tremato. Però, sospiro di sollievo, Donnarumma sta diventando un altro Buffon e con uno così è come partire da 1-0: lo batte soltanto Romagnoli con un autogol che sembra un gol, ma poi il portierone risponde alla grande nel finale quando l’Olanda cerca disperatamente il pari. Al gol comunque gli azzurri hanno risposto subito: Eder, il migliore, vero regista offensivo, con una gran botta da fuori; e poi Bonucci sottoporta, da centravanti, anche perché la difesa olandese è messa male male, 2-1, bye.

SPINAZZOLA E I «DEB» –  Dopo è tanta gestione, lasciando il possesso (55%) all’Olanda, abbassandoci un po’ troppo ma ricevendo altre risposte interessanti: Spinazzola su tutti, mezzora al ritmo da Atalanta ma a destra, gol sfiorato; Gagliardini, un po’ bloccato da Verratti davanti ma sempre meglio col passare dei minuti; e nel finale Petagna, nel momento più difficile ma per tenere palla, e infine spiccioli per Verdi, uno che rivedremo. Più Belotti nato per il gol. Un successo che fa orgoglio, autostima, ranking per i sorteggi e anche tradizione, visto che l’Olanda spesso lancia cicli di successo. Abbiamo il 4-2-4, abbiamo il 3-5-2 di garanzia (meglio senza trequartista), abbiamo personalità e giovani dal futuro importante. Ci si può lavorare su.

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