Paddypower stila una classifica con rigori negati, tantissime sorprese.

 

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Filippo Grassia – Nelle mie valutazioni a RadioRai 1 sull’operato degli arbitri e dei loro collaboratori, parto sempre dal presupposto che gli errori vengono effettuati in buona fede. Se un giocatore s’incarta a due passi dalla porta avversaria, altrettanto può succedere agli arbitri. Ma ci sono situazioni che destano perplessità profonde. Dalla giornata di ieri mi porto appresso tre domande: 1) perché Mazzoleni, prossimo a essere inserito nell’élite del calcio europeo, non ha punito con il rigore il fallo di Zapata su Palacio, colossale, solare, per non dire grande come una casa, nel derby milanese? 2) com’è possibile che Gervasoni, pupillo di Collina, non abbia indicato il dischetto in occasioni di due entrate dure e scomposte di Legrottaglie su Gervinho in Roma-Catania?; 3) per quale motivo il rampante Doveri, in Livorno-Udinese, non ha mostrato il secondo cartellino giallo al friulano Lazzari che, già ammonito, ha sgambettato Biagianti senza avere alcuna possibilità di arrivare sul pallone? Si tratta di episodi evidenti in diretta, che non abbisognano della moviola per venirne a capo. In altri tempi i signori Mazzoleni con l’addizionale Banti, Gervasoni con l’altro addizionale Orsato, e Doveri con almeno un paio dei suoi collaboratori sarebbero stati fermati per uno o due mesi. Adesso lo stop non va al di là di due settimane. Ma non è con le giustificazioni a oltranza che si migliora la qualità dei nostri arbitri. L’applicazione del regolamento non può essere lasciata a interpretazioni di giornata, ma deve rispondere a un integralismo perfino esagerato.

Nei primi due casi gli errori non hanno cambiato il risultato che è stato favorevole all’Inter nella stracittadina con il Milan e alla Roma nel testa-coda con il Catania. Invece la mancata espulsione di Lazzari al 36′ del primo tempo ha penalizzato il Livorno nella rincorsa all’Udinese. La nostra ControClassifica ne terrà conto trattandosi d’un vantaggio importante concesso ai friulani.

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