Cinque anni di lotta per una casa tutta giallorossa

Corriere dello Sport – La presidenza americana della Roma arriva con un progetto: la costruzione di un nuovo stadio di proprietà. Ecco le tappe principali della vicenda. 2012. A febbraio vengono completate le relazioni relative alle analisi dei siti da parte di Cushman&Wakefield. Gli specialisti consultati scelgono la zona di Tor di Valle tra ottanta possibili location, non solo perché il costruttore Luca Parnasi sta acquistando quel terreno, ma anche per varie ragioni logistiche. L’area individuata è stata giudicata la migliore.

2013 – A gennaio il compito di disegnare l’impianto viene assegnato all’architetto statunitense Dan Meis, specializzato in grandi opere sportive. Viene fuori una sorta di Colosseo destrutturato che non piace a tutti, ma mette comunque in moto le aspettative dei tifosi. A giugno diventa sindaco Ignazio Marino, che durante il suo mandato ha anche incontrato Pallotta negli Stati Uniti. Nel suo programma c’è proprio il rilancio del quadrante di Tor di Valle. La trattativa sulle infrastrutture da realizzare è lunga e dura, si rischia più volte di rompere, ma alla fine l’accordo è raggiunto.

2014 – A marzo il plastico dello stadio viene svelato al Comune di Roma, mentre a dicembre l’Assemblea Capitolina delibera la dichiarazione di pubblico interesse per la Città di Roma. Non è facile arrivare alla votazione, molto consiglieri fanno mancare il numero legale in diverse riunioni.

2015 – Cominciano le analisi geotecniche con le trivellazioni sul sito e andando avanti di ritardo in ritardo, viene presentato un piano definitivo che presenta però alcune lacune.

2016 – Il responsabile Mark Pannes viene sostituito da David Ginsberg. Il 29 aprile avviene la presentazione dei disegni tecnici presso il Coni. A metà anno il progetto completo arriva finalmente in Comune, dove, nel frattempo, si è insediato un nuovo sindaco: Virginia Raggi. E’ la terza amministrazione ad occuparsi della faccenda, dopo quelle di Alemanno e Marino. Purtroppo è anche quella che vede meno di buon occhio tutta la questione. A cominciare dall’assessore all’Urbanistica Paolo Berdini, da sempre contrario allo stadio. E non perde occasione per affermarlo, anche con toni forti.

2017 – Mentre si avvia al termine la conferenza dei servizi che deve dare l’ok definitivo, proprio nei giorni scorsi il Campidoglio invia alla Regione Lazio il suo “parere unico” sul maxi-progetto di Tor di Valle: sembra un netto no, nero su bianco. In realtà il documento contiene diverse prescrizioni, cioè indicazoni di particolari problematiche da affrontare, risolte le quali il progetto può andare avanti. In serata arrivano altri messaggi: «C’è la volontà di continuare con la realizzazione dello stadio, per questo abbiamo chiesto una proroga di 30 giorni alla Conferenza dei servizi. Ma esiste una lista di temi da affrontare». Il Comune, insomma, pone delle condizioni per trasformare il no in un sì. La Roma dimostra ancora ottimismo: «Il progetto non è stato bocciato, c’è la volontà di andare avanti». Intanto l’assessore Berdini si dimette, al termine di una settimana rovente nella quale entra in aperta polemica con la sindaca Raggi, chiamata in causa in un’intervista che ha fatto molto discutere. I numerosi incontri tra i proponenti e il Comune lasciano intravedere l’ipotesi di un accordo. Pallotta una decina di giorni fa da Boston fa conoscere il suo ottimismo: «Oggi è un giorno importante per la Roma», si sbilancia dopo un vertice tra club e giunta comunale nel quale le parti sembrano ormai quasi a contatto. Ma basta aspettare un giorno per vedere tutto complicarsi, sotto la spinta delle componenti del M5S che dell’iniziativa non vogliono sapere. A porre un ulteriore, altissimo ostacolo arriva un parere a sorpresa della sovrintendenza alle belle arti: la tribuna del vecchio ippodromo di Tor di Valle va considerata un’opera d’arte moderna, benché sia ormai ridotta a un rudere, e va tutelata. Sotto vincolo finisce, chissà perché, anche la pista. Ma la vicenda non finisce con il no di Beppe Grillo, leader del Movimento 5 Stelle. Ieri l’ultimo confronto, l’ultima estenuante giornata di trattative.

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