Femminile, Ciccotti: “Vestire la maglia della Roma è un onore e una responsabilità”

La centrocampista della Roma Femminile Claudia Ciccotti  è stata intervistata dai canali di Roma TV su Instagram. Queste le parole della giallorossa:

Come stai?

Tutto bene.

Stiamo tornando verso la normalità…

Sicuramente rispetto a due mesi fa le cose sono molto migliorate. Torno ora da Roma, ho fatto un passeggiata dopo tanto tempo, me la sono goduta. C’è ancora poca gente in giro, ma questo intanto è un ritorno verso la normalità.

Sei andata anche al mare…

Sì per fortuna vivendo a Ostia ho il mare vicino casa. Ho fatto il bagno per la prima volta questa settimana, un tuffo e via, ma è stata una bella conquista dopo tanto tempo.

Com’è stata la quarantena?

Sicuramente l’inizio è stato traumatico, perché dovevamo trovare il modo di allenarci dentro casa, allo stesso tempo è stata una sfida. Ci hanno sempre seguito con un programma, lo staff tecnico ci è sempre stato vicini, ma non è la stessa cosa di vivere gli allenamenti con la squadra. Siamo andate avanti con la speranza di poter ritornare.

Ti aspettavi questo lungo stop?

No, fino ad oggi per fortuna non era mai successo, Ci sta lo stacco dopo una stagione pesante, ma in questo modo no. Ti manca la vita quotidiana, lo spogliatoio, le compagne, le battute, passare del tempo insieme. Oltre al pallone manca proprio lo stare insieme.

Com’è nata la passione per il calcio?

Di preciso non lo so, la mia famiglia è sempre stata legata al calcio e alla Roma. Il mio primo ricordo è che giocavo a calcio con i maschi a scuola. Non so da dove nasce, ma ci sono nata ed è una cosa bellissima.

Immaginavi che saresti arrivata in Serie A?

All’inizio no, da bambina pensavo solo a giocare. Col passare degli anni l’obiettivo era quello, o comunque arrivare in alto. Per fortuna sono arrivata in Serie A. Sono riuscita a esordire in A e poi sono andata con la mia squadra, una cosa ancora più bella.

Hai sempre fatto la centrocampista?

Da piccola ho sempre fatto la centrocampista, e a volte per evenienza ho fatto la centrale di difesa per impostare, anche se sono bassa. È andata bene anche lì.

Il tuo idolo da bambina?

Non posso che dire Francesco Totti. Sono nata e cresciuta con lui, poi è arrivato anche De Rossi di Ostia come me, sono legata anche a lui e non a caso ho scelto il suo numero.

Che emozione hai provato quando li hai incontrati?

All’inizio non ci credevo, sembravano lontanissimi anche se ce li avevo lì. Ero molto emozionata. Dopo non riuscivo ancora a realizzare cosa era successo, ma è stato un sogno per me.

Cosa si prova a indossare la maglia della Roma, da romana a romanista?

È un’emozione grandissima, che non si può spiegare a parole, solo chi ha la fortuna di averlo fatto può comprenderlo. È l’emozione che vive ogni tifoso quando va allo stadio con la sua maglia, noi abbiamo anche la fortuna di poterci giocare, ma è la stessa identica cosa. Essendo anche tifosa la vivo doppiamente, ma devo gestire le emozioni, anche se non sempre è facile.

Come vivi le sconfitte, visto che sei anche tifosa?

Non riesci a viverla con distacco, non solo perché sei tifosa, ma perché la tua squadra ha perso. È una cosa ancora più personale, rifletti su cosa avresti potuto fare e come sarebbe potuta cambiare la situazione. Rivivi la partita duemila volte, non è mai facile dopo una sconfitta.

La maglia è un peso o solo un onore?

Un po’ il peso lo senti, ma soprattutto un onore. Ma se senti troppo il peso non vivi la partita. Devi avere la consapevolezza del peso e la spensieratezza di giocare libero con la testa.

Immaginavi di raggiungere 150 presenze in A?

Sinceramente no, nel femminile è difficile, le partite sono meno rispetto ai maschi. A noi serve più tempo, ma è un bel traguardo, non sapevo di esserci quasi, me lo hanno comunicato poco prima.

Inter-Roma di questa stagione?

Una partita che rimarrà sempre nei miei ricordo. Purtroppo Elisa Bartoli si è infortunata all’ultimo, negli spogliatoi mi sono ritrovata la fascia sul mio posto. Lì ho sentito la pressione, perché avrei dovuto guidare il gruppo con degli atteggiamenti da Capitano. Per fortuna mi sono goduta tutta la partita e abbiamo anche vinto: la ricorderò per sempre.

Una partita importante, ma con l’infortunio anche di Di Criscio…

Vincere aiuta a vincere, siamo riuscite a superare piccoli e grandi ostacoli. Prima l’infortunio di Elisa, poi quello di Federica, poi il pareggio subito dopo il nostro vantaggio. A volte hai la sensazione che passa il tempo ma prima o poi la partita la porti a casa perché giochi bene, anche se il campo non era dei migliori perché era ghiacciato. Abbiamo preso consapevolezza e alla fine l’abbiamo portata a casa.

Capisci dal riscaldamento come finirà la gara?

La sensazione c’è, poi in campo può succedere di tutto. In alcune gare più di altre c’è la sensazione di poterla vincere, riusciamo a essere tutte unite verso l’obiettivo della vittoria. Non c’è sempre, ma quando c’è sei sicuro di portarla a casa.

Quale elemento vi rende così unite?

Forse il fatto di essere diverse. Ognuna di noi ha portato nel gruppo una sua caratteristica, che col tempo ha amalgamano il gruppo, chi è giocherellone, chi più serio. Tutti questi aspetti fanno unificare il gruppo, il fatto di essere diversi ci aiuta ad accomunare il gruppo.

Che rapporto c’è con i tifosi?

Un rapporto speciale, perché è cresciuto contemporaneamente alla squadra. All’inizio c’era curiosità per la squadra femminile, quindi i primi tifosi si sono avvicinati per questo motivo. Piano piano li abbiamo conquistati, il rapporto si è cementato ed è stato bellissimo in quelle occasioni in cui sono venuti in tantissimi. Per esempio la prima partita di questo campionato che purtroppo non è finita bene, ma c’era un’atmosfera stupenda. Una delle cose che spesso ci dicono è il fatto di dare tutto, anche quando purtroppo la partita non va bene. Naturalmente le vittorie sono importantissime e contano molto, ma sudare per la maglia fa piacere a noi e a loro.

Com’era prima il calcio femminile?

La visibilità è aumentata con l’ingresso delle società professionistiche come Roma, Juventus, Inter… Inoltre hanno messo a disposizione strutture e staff di livello. Qui alla Roma le ragazze sono seguite in ogni aspetto, siamo nelle migliori condizioni possibili.

Ora potete diventare professioniste…

L’impegno è come se fosse un vero e proprio lavoro. Noi ci alleniamo ogni giorno, le trasferte, le partite, le doppie sedute, ma anche l’alimentazione, lo stile di vita: è un vero e proprio lavoro che richiede tanto impegno.

Sei riuscita anche a laurearti in fisioterapia…

Non nego che sono molto fiera di aver raggiunto questo obiettivo. Ci sono riuscita perché ho iniziato prima, quando mi allenavo la sera, e avevo a disposizione tutta la giornata. La facoltà è impegnativa perché la mattina c’è il tirocinio e il pomeriggio le lezioni, poi la sera correvo ad allenarmi. È stato difficile ma molto bello.

Ti serve anche in campo questo titolo di studio?

Quando mi sono infortunata ho provato la sensazione di essere dall’altra parte, come paziente. Sapevo cosa aspettarmi e cosa avrei dovuto fare, ma ovviamente seguivo tutte le direttive dello staff medico. Ma l’ho vissuta in maniera più tranquilla e serena. Per quanto riguarda le cose più piccole riesco a gestirmi meglio, ma come tutte le altre ho bisogno anche io del fisioterapista della società.

Che consigli dai alle bambine?

Credo che sia importante continuare gli studi e far conciliare tutto con gli allenamenti. Ora ci sono tante possibilità con le università telematiche. Si può anche prendere più tempo, ma bisogna fare il massimo per provare a portare al termine anche il percorso di studi.

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