Chissà che Totti non faccia una cosa finalmente romanista. Farsi da parte

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Dagospia (G.Dotto) – E poi c’è il Capitano. Solo il Capitano. Il delirio da trasfigurazione idolatrica ha ormai esondato il Tevere in ogni dove. Il noto Pardo, l’uomo degli eccessi verbali, per via che si è svegliato un giorno in preda ad allucinazione probabile da “tiramisu” e si è creduto Virna Lisi (che, con quella bocca, può dire ciò che vuole), ha detto appunto che la Roma ha segnato il secondo gol dopo che il Mitico Bisillabo si è alzato dalla panchina per “riscaldarsi”. Ciurla nel manico l’Abilpardo, ma rappresenta alla perfezione il delirio ormai incontenibile.

Nella città dove Totti è tutto e la Roma solo un accessorio, pure fastidioso, manca ora solo che lo vedono camminare sul Biondo Fiume. Lo striscione reo confesso dell’OlimpicoSi scrive Totti e si legge Roma” la dice tutta l’anomalia dell’As Totti Club. Dovendo subire un rinnovo del contratto che, legittimamente, non vogliono (ma potevano farlo sapere tre mesi fa con un atto pubblico invece di suicidarsi in tutti i modi possibili), da Boston a Trigoria hanno almeno cercato di farlo andare di traverso al Big Pupo, confidando in una sua improbabile reazione d’orgoglio.

Ma, chissà, che Totti non faccia una cosa finalmente romanista invece che Tottista. Farsi da parte, sfilandosi la mutanda pubblica che, a quarant’anni, è pure un po’ indecente, lasciando che la Roma possa finalmente immaginarsi senza di lui.

A finire, in ordine sparso. La parata di Bizzarri nel secondo tempo, su Elsha, è una delle più strabilianti del secolo.

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